L'emozione è quella di un esordiente anche se la carta d'identità non tradisce. Mario Alberto Santana torna a parlare da giocatore rosanero dopo 13 lunghi anni: "Dopo essere finito fuori rosa a Genova avevo quasi deciso di smettere. Poi però ho trovato la Pro Patria che mi ha dato la possibilità di rimettermi in discussione. Oggi sono qui, ho trovato alcune persone che già conoscevo e ho tante cose belle nella testa. Io leader? Quest'anno il Palermo deve essere piena di capitani, deve diventare una grande famiglia. Dobbiamo essere uniti per dare il meglio". Per un 37enne con alle spalle una carriera ai vertici del calcio, 5 giorni di ritiro sono già bastevoli per farsi un'idea dei nuovi compagni. E il bilancio sembra già essere positivo: "La cosa più importante è che i giovani hanno valore. Non è una affatto una cosa comune. Ci daranno una grande mano durante l'anno. In questi cinque giorni abbiamo avuto modo di lavorare per bene, siamo un gruppo compatto e concentrato. Sappiamo di avere una grande responsabilità. Noi supporteremo i più giovani, perché non è facile giocare a Palermo davanti a tanta gente". Una volta tornato in pista a Busto, Santana ha 'puntato' il suo Palermo: "Tornando a giocare e avendo così tanta passione per questa professione, sono stato io a contattare Sagramola chiedendogli di darmi un'opportunità. Loro me l'hanno accordata e per questo sarò sempre grato nei loro confronti. Dobbiamo tutti sentirci fortunati di essere qua. Sono tante piccole cose che mi fanno venire la pelle d'oca. Io ho iniziato qui la mia carriera da calciatore. Mi sento parte di Palermo. La fascia? Dovrà essere il campo a parlare. Io darà il massimo per la maglia e per i tifosi, è questa la vera cosa importante". Il 'nuovo' Santana, per ovvie ragioni anagrafiche, non può però essere la freccia di un tempo. Adattamento significa quindi sopravvivenza: "Negli ultimi anni ho giocato come attaccante. Anche se ho 37 anni, però, devo ancora imparare certi movimenti da seconda punta. Il trequartista lo avevo già fatto, vediamo il mister cosa deciderà per me. Di certo posso giocare, se non fossi stato capace non avrei mai messo in difficoltà il Palermo. I ragazzi sono tutti molto educati, ascoltano tanto, hanno tanta voglia di lavorare. Non è affatto una cosa scontata che siano così volenterosi". "Se posso aiutare i più giovani lo faccio, anche in campo - aggiunge Santana - Io però cerco di aiutare il gruppo e i ragazzi più giovani al di fuori dal campo. Do dei consigli su tutto, a partire dalla vita privata. È in questo che mi sento di poter dare qualcosa in più. In D conta più di tutto l'unione del gruppo, la compattezza verso un unico obiettivo". E sul ritiro iniziato in ritardo, Santana è chiarissimo: "Non dobbiamo piangerci addosso per il tempo perso, dobbiamo semmai ringraziare la società per il grande lavoro fatto. Ci hanno messo a disposizione tutto ciò di cui abbiamo di bisogno, il nostro unico modo di ringraziare è dare risposte concrete sul campo. Non cerchiamo scuse, lavoreremo tre settimane". Infine la chiosa su Mirri, presidente tifoso e innamorato: "Dobbiamo essere una famiglia. Da quando sono qui sento parlare il presidente, riesce a dare una sensazione di famiglia. È un esempio per tutti. Noi cercheremo di continuare tutto l’anno. Dobbiamo cercare di essere positivi e tutto il mondo che circonda questa società deve esserlo".