Revocati gli arresti domiciliari all'ex presidente del Palermo Maurizio Zamparini. La notizia è stata confermata dai suoi legali. La misura cautelare per l'imprenditore friulano era scattata lo scorso 25 gennaio nell’ambito dell’inchiesta sulle presunte irregolarità nella gestione e nei bilanci della società rosanero in riferimento alla gestione della società Mepal e al marchio. Era arrivata oggi un'altra notizia, quella dei cinque anni di squalifica e la radiazione dagli ambiti federali per Zamparini, con una decisione del Tribunale federale nazionale. Si conclude nel modo peggiore la sua militanza nel mondo del pallone, iniziata da bambino nel ruolo di attaccante nella squadra di Sevegliano, frazione del comune di Bagnaria Arsa, in Friuli Venezia Giulia. Anche allora, come sarebbe accaduto in futuro, Zamparini portava il pallone al campo e faceva e disfaceva le squadre a suo piacimento. Da presidente del Venezia prima e del Palermo poi, ha continuato col suo piglio decisionista, mostrato con acquisti, cessioni e soprattutto esoneri di allenatori. La decisione del tribunale della Federcalcio entra nel merito della vicenda che era costata ai rosanero la retrocessione in Serie C, poi trasformata in 20 punti di penalizzazione nello scorso campionato cadetto, per irregolarità amministrative. La posizione di Zamparini era stata stralciata per un ricorso, prima accolto e poi respinto, presentato dai suoi legali che contestavano un vizio di forma. Tra le irregolarità di bilancio contestate a Zamparini, ci sono l’operazione Mepal, la società controllata che deteneva il marchio del Palermo e l’iscrizione nello stato patrimoniale di 5,5 milioni di crediti d’imposta, col risultato di riportare quel patrimonio al valore di quasi 11 milioni contro i reali 135.712. Il fine delle irregolarità, secondo l’accusa, era di «sottrarsi agli obblighi di ricapitalizzazione». Il Tfn l’ha riconosciuto colpevole in quanto «vero ideatore degli artifizi contestati».