PALERMO. Dalle ceneri di un Palermo votato alla difesa può nascere una squadra che pensi principalmente ad attaccare. La rivoluzione «ballardiniana» passa dalla diversa posizione in campo di qualche pedina e dal maggiore impiego di altre che con Iachini sono stati sacrificate. «Certo, il mio Palermo giocherà in un modo diverso da quello di Iachini - dice il nuovo tecnico rosanero -. Del resto ogni allenatore ha le sue idee».
Come andrà? Sarà il campo a dirlo ma Davide Ballardini, romagnolo di 51 anni, è convinto che la trasformazione «genetica» della squadra può garantire risultati immediati. «In questi primi giorni ho visto tanti buoni giocatori adatti al mio modo di giocare però il quadro completo lo avrò solo quando torneranno tutti i nazionali. Oggi posso già dire che è possibile mettere in campo una squadra diversa e proporre un diverso modo di calcio».
Ballardini, lei ha quasi sempre giocato col modulo 4-3-1-2. Ovvero col «rombo» a centrocampo costiuito da un regista classico, due mezzali e un trequartista. Adesso sarà difficile ripeterlo ma le novità tattiche sono scontate. Non è così?
«Mi fa piacere ricordare che quando andai via il Palermo giocò per altri tre anni col modulo che io avevo impostato e che ci portò ad ottenere il record di vittorie casalinghe. Un anno solo al Genoa ho giocato con cinque difensori ma con tanti centrocampisti offensivi. Qui a Palermo non lo farò. Difesa a quattro, Gilardino che è bravissimo a non dare riferimenti agli avversari e due mezzepunte molto avanzate».
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