E' finito bene un campionato che era cominciato male. Quarantanove punti non sono pochi per una matricola che ha affrontato il ritorno in A senza investimenti. L'acquisto più caro, Makienok, non ha mai giocato. Quello meno caro, Jajalo che s'è svincolato, ha dato tantissimo. La vera differenza col Palermo di Guidolin che affrontò la A dopo avere vinto la B sta proprio nella diversa realtà economica del club. Dopo la prima promozione Zamparini spese tanto per Barzagli, Barone, Zaccardo e Mario Gonzalez. Quest'anno ciccia. Quello andò in Europa. Inter e Milan erano ancora forti ma non c'era il Napoli e le romane arrancavano. Quello che lega le due stagioni il fatto che sono state le uniche in A in cui il Palermo non ha cambiato allenatore. Cercando di paragonare il campionato appena concluso ai precedenti della gestione Zamparini va detto che solo tre volte il Palermo ha fatto peggio. L'anno della retro cessione (2012-2013 con 32 punti), l'anno precedente con 43 punti e nel 2007-2008 con 47 punti). Poi sempre oltre i cinquanta col picco di 65 punti nella stagione 2009-2010, con Rossi in panchina. Però parliamo sempre di squadre costruite con notevoli mezzi economici, la specificità di quest'anno è che il Palermo ha fatto bene creando valore. Ovvero costruendo nel corso del campionato calciatori che nessuno conosceva in A. Non solo Dybala e Vazquez, ma anche Morganella, Jajalo, Chochev, Lazaar, Quaison; lo stesso Belotti non aveva mai giocato nella massima serie e Rigoni non lo aveva mai fatto così bene.