PALERMO. Direttore dell'area tecnica del Palermo fino allo scorso giugno, Giorgio Perinetti rimane affettivamente legato ai colori rosanero, oltre che alla città. Domani sarà a Palermo per assistere, da tifoso, a Italia-Azerbaijan. Perinetti conosce diverse sfaccettature del recente passato del Palermo. Ovvero di quel passato che fa seguito alla promozione, ma che si è poi sviluppato nel corso dell’estate e via via trasformato nell'attuale situazione critica che vede i rosa ultimi con tre punti, dopo sei giornate, insieme a Parma e Sassuolo. Rispetto all'avvio di campionato di due anni fa, la stagione che portò alla retrocessione, vede più analogie o differenze? «Direi più differenze. Ora le prestazioni sono state più confortanti, io sono dell'avviso che nelle prime partite il Palermo non abbia giocato male. Tra le analogie con il 2012-2013, forse, c'è il fatto che anche allora si giocò contro Lazio e Napoli ma poi si cambiò subito allenatore, a Sannino subentrò Gasperini. Oggi c'è una base di partenza migliore. All'epoca, oltretutto, fummo penalizzati anche dalle ambizioni che si erano create sulla squadra: si parlava di un Palermo da zone alte della classifica, c’erano altre prospettive. Adesso è più chiaro a tutti che l'obiettivo deve essere la salvezza». Allora cosa deve cambiare il Palermo per invertire rotta? «Serve una presa di coscienza, bisogna capire che questo è un campionato duro. L'approccio alla gara non può essere come quello visto contro l'Empoli. Al contrario, la squadra dovrebbe entrare in campo come ha fatto contro l'Inter. Comunque a me sembra che al di là dei risultati l’unica vera prestazione davvero negativa sia stata quella di Empoli». L'organico che Iachini ha a disposizione può fare pensare a un cambio di modulo e all'utilizzo della difesa a quattro? «Non mi sento di dirlo, dell'organico ho una conoscenza limitata. Mi pare, piuttosto, che Iachini possa tornare al punto di partenza, cioè al 3-5-2». L’INTERVISTA INTEGRALE SUL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA