Giovanni Lo Porto, lo sfogo del padre: "Mio figlio un sequestrato di serie B, trattato malissimo"
FIRENZE. "Secondo me ci sono sequestrati di serie a e di serie B, perché mio figlio è stato trattato malissimo. Ora cercano scuse e condoglianze, non è bello". Così Vito Lo Porto, padre del cooperante palermitano rimasto ucciso a gennaio in un raid Usa in Pakistan. Commentando l'aula semivuota oggi in Parlamento, durante l'intervento del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni sulla morte del ragazzo, Lo Porto ha poi detto: "L'ho visto in tv. Non so quale colpa deve pagare mio figlio. Io - ha concluso - desidero ardentemente il suo corpo, voglio piangere con lui. Ancora non credo realmente che sia stato lui, come fa l'America a dire che è lui? È stato fatto un dna? È stato fatto qualcosa? Allora c'è qualcosa di mio figlio e io lo voglio, e lo vuole pure sua madre. Vogliamo solo il corpo di Giovanni". Legale: famiglia distrutta da dolore. ''La madre di Giovanni Lo Porto e i fratelli sono distrutti dal dolore, io sono qui per tenere i contatti con gli enti preposti e per riferire un messaggio: la famiglia ringrazia lo Stato italiano e la Farnesina perché da quanto Giovanni Lo Porto è scomparso nel 2012 lo Stato è stato sempre presente, vicino ai familiari". Lo ha detto l'avvocato della famiglia Lo Porto, Francesco Giarrusso, uscendo dal palazzo di via Pecori Giraldi a Palermo. Per il legale sono tanti ancora gli aspetti da chiarire sulla vicenda della morte del cooperante siciliano rimasto ucciso a gennaio in un raid americano al confine tra Pakistan e Afghanistan. ''Se la salma verrà ritrovata - aggiunge l'avvocato - è chiaro che la famiglia ne richiederà la restituzione". Poi riferendosi alle dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti Barak Obama ha detto: "Le dichiarazioni di Obama lasciano tutti perplessi. Qualsiasi forma di risarcimento non cambia lo stato di cose. Questo ragazzo è vittima del terrorismo, io sono stato contattato dalla famiglia come interlocutore in sostituzione della madre e dei fratelli". Giarrusso ha aggiunto: "La famiglia pensava che a Natale Giovanni potesse tornare. I parenti sono impreparati a questo genere di cose. E' difficile avere un'idea chiara di quanto accaduto. L'interlocuzione è tra i governi italiano e quello statunitense". Poi ai cronisti che chiedevano se i familiari avessero avuto altre comunicazioni dalla Farnesina, l'avvocato ha risposto: "C'è il massimo riserbo, non è arrivata nessuna notizia, tranne quelle apprese dai giornali". In casa Lo Porto oltre ai familiari di Giovanni, c'è anche un funzionario della Farnesina.