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Museo archeologico Salinas a Palermo Torna il pubblico dopo cinque anni

Si riaprono gli spazi intorno al Cortile minore e il chiostro. Ingresso gratuito fino al prossimo novembre

PALERMO. Torna il pubblico al museo archeologico Salinas che è chiuso per lavori di restauro da cinque anni e il primo evento organizzato nelle sale a piano terra è simbolico, una mostra sul fondatore e direttore Antonino Salinas che dal 1873 ha guidato il museo archeologico siciliano per quarant'anni. Si riaprono domani alle 18 gli ambienti intorno al Cortile minore che si affaccia su piazza Olivella, il chiostro con la vasca ottagonale e le sculture, e per la prima volta da decenni l’ingresso è gratis per i visitatori, fino a novembre tutti i giorni tranne il lunedi. E sarà un test anche per il gradimento del pubblico, in un momento in cui l’appello ai visitatori con l’ampliamento degli orari e le offerte speciali sugli ingressi, anche gratis, non sembrano avere grande successo in questo inizio estate. «Del museo di Palermo e del suo avvenire - Il Salinas ricorda Salinas 1914/2014» è il titolo dell’allestimento che accoglierà il pubblico. Inaugurazione con istituzioni e autorità, l’assessore regionale ai Beni culturali Giuseppina Furnari, il dirigente di dipartimento Salvatore Giglione. L’esposizione è curata dal direttore del museo Salinas Francesca Spatafora e dalla responsabile delle collezioni Lucina Gandolfo. «Un passo significativo e molto atteso» per la direzione del Museo, «un impegno di medio termine che porterà verso la riapertura totale del Salinas entro il 2015».
Sono in mostra per il pubblico le opere provenienti dagli scavi dello storico archeologo a Selinunte, la celebre Metopa con Europa rapita dal toro, le oreficerie di Tindari e di Salemi, le edicole funerarie di Lilibeo e le collane di Campobello di Mazara, che fanno parte del tesoro che secondo gli storici è stato seppellito in occasione dello sbarco della flotta araba in Sicilia nell’872 d.C. Da Palermo provengono i vasi ritrovati nella necropoli preistorica di Valdesi e nel riparo della Moarda. Per ricordare l’incessante opera di ricercatore e raccoglitore di Salinas, saranno esposti anche documenti e reperti antichi. I volumi da lui donati al Museo di Palermo, le onorificenze raccolte nel corso della sua vita, i diplomi, alcuni degli oggetti più preziosi della sua collezione donati non appena nominato direttore. Fra l’altro «un caduceo con un’iscrizione arcaica nella quale si fa menzione della città siciliana di Imachara, monumento unico nel suo genere» e uno splendido decadramma d’argento di Siracusa.
Tra le opere esposte aprono il percorso i reperti acquistati o recuperati fortunosamente dal Salinas: due delle ben note edicole funerarie dipinte da Lilibeo, le collane auree, il ripostiglio monetale di Contessa in cui figurano splendidi esemplari «di tetradrammi e decagrammi d’argento da varie zecche isolane». Il percorso continua poi con alcune opere provenienti dagli scavi a Selinunte, tra cui «alcuni preziosi corredi dalla necropoli di Galera Bagliazzo, una selezione di cretule/sigilli risalenti al periodo punico della città».
Da Palermo provengono invece i vasi ritrovati nei corredi della necropoli preistorica di Valdesi e dal riparo della Moarda, mentre alla necropoli di Tindari appartengono alcune splendide corone d’oro databili ad età ellenistica. Concludono il percorso le oreficerie trovate nella basilica cristiana di San Miceli a Salemi e le macchine fotografiche utilizzate da Antonino Salinas nel corso della sua lunga attività sul campo. Nell’incessante raccolta di materiali e di opere, un lungo repertorio di rarità, alcune delle quali lo studioso ha incluso nel suo testamento: «Lascio al Museo nazionale di Palermo tutti i miei libri, le stampe, le fotografie, le foto di mio padre e mia madre, la pistola intarsiata del Cinquecento, le mie decorazioni, l’anello bizantino che porto al dito, i due cassettoni intarsiati della mia camera da letto, dalle decorazioni si leverà la croce di brillanti che resterà’ a mio figlio».
Un lascito impegnativo in tutti i sensi anche nella gestione, compresi 6641 pezzi della sua collezione privata. Vastissima collezione e i successivi direttori sono stati impegnati per decenni a separare le collezioni più recenti da quelle archeologiche mediante lo smistamento dei materiali presso altri musei, istituzioni ed amministrazioni pubbliche. Ne hanno beneficiato, per esempio la Civica Galleria d’Arte moderna, il Museo etnografico Pitrè, il Museo del Risorgimento, il Museo diocesano di Palermo, ma anche il Museo di Castel Sant’Angelo di Roma e altri ancora. Ultima a lasciare l’edificio dell’Olivella è stata, nel dopoguerra, la sezione di arte medievale e moderna che, trasferita a Palazzo Abatellis, ha costituito la Galleria Nazionale della Sicilia.
Il ritorno del pubblico al Salinas domani alle 18, ed è una riapertura di mezzo percorso per interrompere il silenzio che risale al 2009. Intanto, nel complesso monumentale seicentesco della Casa dei Filippini all’Olivella andranno avanti i lavori di completamento, con la copertura a vetri del terzo cortile. A opere ultimate, saranno settemila metri quadri di esposizione archeologica rimessi a nuovo per una cifra che si aggira intorno ai quindici milioni. Il museo è agli ultimi mesi del suo viaggio di cambiamento. Sono già in funzione gli ascensori trasparenti che salgono e scendono nel panorama e un nuovo allestimento è in progetto e rivoluzionerà tutti i ricordi del passato. Secondo le nuove idee di un comitato di studio con l’architetto Stefano Biondo che è anche il direttore dei lavori di restauro, Patrizia Amico e il direttore Spatafora.
Ci sarà un nuovo ordinamento delle collezioni, sono in fase di aggiudicazione le gare d’appalto per l’acquisto delle vetrine e del materiale di esposizione. A lavori conclusi ci saranno delle novità, alcune opere verranno esposte per la prima volta, «per esempio alcuni reperti che provengono dal Santuario di Malophoros di Selinunte». Il comitato scientifico che lavora al nuovo allestimento sta studiando le nuove posizioni e le collocazioni, avrà una posizione speciale il prezioso l’Ariete bronzeo, una delle poche sculture in bronzo di età ellenistica: «Avrà il posto d’onore al primo piano». Le Metope di Selinunte andranno a piano terra e il terzo cortile con le coperture a vetri ospiterà il frontone del Tempio C di Selinunte e le gronde leonine del Tempio della Vittoria di Himera.
Prosegue anche l’attività di restauro di alcune delle opere d’arte più preziose del museo: in questo compito è impegnata l’impresa Galvagna alla quale si aggiunge il lavoro di alcuni studenti universitari del corso di laurea in Restauro dei Beni culturali. Saranno ricollocate secondo il nuovo allestimento tutte le sculture, le opere metalliche, le ceramiche. Il primo lotto di lavori costerà circa dodici milioni, settecentomila i restauri, due-tre milioni a completamento del secondo lotto comprese le coperture in vetro che si stanno avviando in questi giorni. Tutto finanziato con fondi dell’Unione europea tranne i due milioni della copertura a vetri a carico di un finanziamento Cipe del ministero Beni culturali.

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