PALERMO. Il punctum dolens sta tutto sui debiti pregressi: che il Comune vuol riconoscere e la Regione no. Il Teatro Biondo ha un'esposizione bancaria di tre milioni di euro e un disavanzo di un milione e mezzo, a fronte di circa tre milioni di finanziamenti (promessi), un costo del personale di 6 milioni. E poco importa se ha appena chiuso una stagione straordinaria, triplicato incassi e abbonamenti. La banca preme, i creditori sono sul piede di guerra. Serve un’iniezione immediata, o un mutuo che possa essere spalmato sui prossimi anni. Ma soprattutto, qualcuno si deve far carico del debito: «Non ci sono altre ipotesi se non quella di garantire la continuità dello Stabile mettendolo in sicurezza dal punto di vista dei conti, sia attuali che del passato, anche se non ci riguardano; ma non possiamo fare finta che non ci sono», dice l’assessore comunale alla Cultura Francesco Giambrone che non ha proprio digerito la notizia secondo cui si starebbe pensando ad un doppio commissario per lo Stabile. Ci aveva già provato nel 1995 l'allora presidente della Regione Matteo Graziano, ma proprio Gianni Puglisi aveva fatto ricorso: il Teatro Biondo è un ente a partecipazione privata, niente commissario. Meglio, secondo Giambrone, pensare ad un piano di rientro, calibrato a tavolino su costi e ricavi, affidato al direttore Roberto Alajmo. E ad un aiuto esterno. Dalla Regione, con cui si è riaperto il dialogo in questi giorni. Non è molto d'accordo l'assessore Stancheris. «La Regione cerca di garantire i finanziamenti ma qui si parla di debiti pregressi e bisogna individuarne le responsabilità. È certo che le risorse andranno a chi ha deciso di investire, non finiranno su un binario morto», dice. E probabilmente nei suoi uffici si sta discutendo sulla possibilità di affiancare allo Stabile un esperto sicuro che rimetta a posto i conti. Magari non un commissario, ma poco ci manca. Dialogo aperto con qualche nube, e attesa per l'assemblea dei soci a cui siederanno il presidente Crocetta e il sindaco Orlando. Insomma, è servita parecchio la sortita di Gianni Puglisi che, nella doppia veste di presidente dello Stabile e della Fondazione Andrea Biondo, avrebbe comunicato che quest'ultima sarebbe pronta a riprendersi l'immobile se le condizioni finanziarie non tornassero in sicurezza. Puglisi passa dunque dalla veste di affossatore del Teatro a quella di àncora, in contatto con il Comune: tanto che si viene a sapere che al CdA della Fondazione Biondo - di cui non è possibile conoscere fino in fondo i nomi dei componenti - c'era proprio Giambrone in rappresentanza del sindaco. E che l'assessore avrebbe votato a favore della delibera di ritiro del teatro. Sorpresa? no, l'atto è chiaro e lo spiega lo stesso Giambrone. «La Fondazione Biondo ha comunicato di volersi riprendere il teatro in autotutela, ma lo farà solo il 1 gennaio prossimo. Abbiamo sei mesi per tirare il teatro fuori dai guai. Se non ci avessero dato questo lasso di tempo utile, non avrei mai votato la delibera». Insomma, la famigerata richiesta di rientro si trasforma in un grido d'allarme per richiamare tutti - Regione, Comune, Ministero, anche Provincia seppure in piccolo - alle proprie responsabilità. E sabato, al passaggio del Pride, i lavoratori del Biondo hanno chiesto aiuto a Crocetta e a Orlando. L’anno scorso fu lo stesso, ma i lavoratori erano appena scesi dal tetto del teatro dove protestavano per il mancato arrivo degli stipendi.