PALERMO. Un commissario per il Teatro Biondo. Anzi no, due, un lavoro di coppia per gestire la debacle dello Stabile: un esperto per la parte amministrativa e uno per quella artistica, che dovrebbe essere lo stesso direttore Roberto Alajmo. La notizia che la Fondazione Andrea Biondo avrebbe intenzione di riprendersi l’immobile di via Roma, vista la situazione debitoria dello Stabile, ha almeno provocato un maremoto, sempre meglio della fase di stallo a cui si era arrivati negli scorsi mesi. Il bilancio è ancora in alto mare, paura per gli stipendi, Alajmo non può impegnare spettacoli per la prossima stagione, non si può dare il via agli abbonamenti: si aggiunge il recesso della Provincia e l’intenzione della Fondazione di riacquisire il teatro.
La proposta dei commissari – sul tavolo di Comune e Regione – potrebbe superare l’impasse di un consiglio di amministrazione presieduto (fino al 22 dicembre) da Gianni Puglisi, che è anche a capo della Fondazione Biondo e in quota Regione per il CdA. Una tripla poltrona che lo obbliga a vestire (e svestire) i diversi ruoli, ma anche ad essere il punto di conflitto tra tutti. Insomma, si attende l’assemblea dei soci a cui interverranno sia il presidente Crocetta che il sindaco Orlando. «È un segnale di attenzione della Regione – interviene il sindaco - e manifesta la volontà di garantire un futuro al Biondo, convergendo con lo sforzo del Comune». Che, ricorda Orlando, ha mantenuto i finanziamenti degli anni scorsi. Interviene anche l’assessore Giambrone che sposa l’indicazione per il Biondo di diventare l’unico teatro stabile siciliano secondo il Decreto Cultura dell’ex ministro Bray. «Questa consapevolezza deve far da sprone perché tutti i soggetti interessati diano il massimo per salvare il teatro», dice Giambrone. Ma la Fondazione deve garantire il patrimonio lasciato dalla famiglia Biondo: nello statuto si legge che il teatro è un bene inalienabile e non può avere destinazione diversa da quella culturale. «Nessuno ha intenzione di farne un centro commerciale – chiarisce Aurelio Angelini, membro del CdA della Fondazione con il sindaco Orlando, Scaffidi Abbate, Antonella Purpura, un rappresentante di Regione e Provincia; anche Giambrone ne ha fatto parte dal 1996 al 2007 -, ma noi proseguiremo nella missione testamentaria che garantisce il teatro alla città. O verrà salvato o ci sarà un nuovo scenario. Ma, mi chiedo, dove sono le istituzioni che hanno dato vita allo Stabile con la Fondazione Biondo? Le difficoltà sono politiche, ognuno deve fare a propria parte e contribuire in modo adeguato, con finanziamenti adeguati ai costi di gestione, ripianando i debiti. Non si vuole togliere alla città il suo teatro, ma suonare un campanello d’allarme. Non ci stiamo ad assistere all’eutanasia del teatro». Si pensa già di mettere mano allo Statuto dello Stabile e modificare il ruolo della Provincia, per evitare di sciogliere l’assemblea dei soci. Nel 2014, complici i palermitani accorsi in teatro, i conti sono andati a posto, i problemi ora riguardano debiti e finanziamenti. Ma uno stipendificio senza produzioni, non solo non servirebbe alla città, ma non assolverebbe alla funzione prevista dalla Fondazione Biondo per assegnare il teatro.