PALERMO. Dopo averla comprata da una famiglia kosovara, una coppia di rom avrebbe costretto una bambina di 12 anni a fare le pulizie, senza mai uscire da casa, prendendola a colpi di mazza, a calci, pugni. La ragazzina sarebbe anche stata violentata dal fratellastro e dal patrigno, che le legavano mani e piedi. Per l'accusa di riduzione in schiavitù e violenza sessuale (contestata solo all'uomo) la corte d'assise di Palermo ha condannato Kamberi Sedat a 13 anni e la moglie Roberta Gashani a 11. Entrambi in udienza hanno negato di avere tenuto prigioniera la ragazza in casa e di averla maltrattata e violentata.
Anche gli abusi del "fratellastro" (processato dal tribunale dei minori) sarebbero da considerare, secondo i coniugi, dei normali rapporti tra fidanzati. Raccapricciante il racconto della ragazzina che fu venduta dai suoi veri genitori in Kosovo per duemila euro. Le difficoltà economiche assieme alla malattia del fratellino, avrebbero costretto la famiglia a questo gesto. Poi la vittima ha viaggiato in auto fino a Bologna, per raggiungere Palermo in treno.
A luglio del 2009, dopo oltre un anno di sevizie, la ragazzina è riuscita a fuggire, per rifugiarsi da una donna bagherese che l'ha portata dai carabinieri per la denuncia. Dopo le paure iniziali, la vittima, che adesso vive in comunità, ha raccontato tutto ai militari. Il gip, dovendo decidere sulla custodia cautelare del rom, aveva rigettato l'ipotesi di riduzione in schiavitù disponendo i domiciliari per maltrattamenti sulla minore, assistita in giudizio dall'avvocato Monica Genovese. L'accusa era sostenuta dal pm Cateria Malagoli.
Caricamento commenti
Commenta la notizia