PALERMO. C’è chi ne ha fatto un business, chi un assillo. Parliamo delle scie che spesso vediamo attraversare i nostri cieli e che sulla rete troviamo associate alla parola «chimiche». A predominare su Internet è la famigerata «teoria del complotto» (chemtrails conspiracy theory, ndr): in pratica quelle scie sarebbero composte da agenti biologici o chimici, spruzzati in volo attraverso apposite apparecchiature montate sui velivoli.
Negli ultimi anni anche sul cielo di Palermo sono stati immortalati frequenti «passaggi». Nei giorni scorsi a pubblicare una foto sulla pagina facebook del Giornale di Sicilia anche Luigi Carramusa che chiede: «Perché non fare luce sull'evidenza per ciò che si vede? Non occorre “credere” ma solo osservare, porsi delle domande, sollevare interrogativi, indagare... Ciò che vediamo non è certo champagne e i cieli della mia Palermo, non sono certo i cieli degli aeroporti di Tokio o di New York; in modo particolare non sono tracciate sull'area in questione vie aeree».
In realtà le cose stanno diversamente. Almeno secondo l’aeronautica militare che distingue due tipi di scie: quelle durature e visibili anche da lontano, ovvero effimere e visibili soltanto da vicino.
«Quelle brevi ed effimere - spiega il tenente Stefania De Angelis, dell’ufficio generale per la Comunicazione dell’Aeronautica militare - si formano sulle estremità delle ali e dei timoni e sono dovute alla condensazione rapida dell’umidità propria dell’aria, raffreddata dal passaggio del velivolo. Quelle più voluminose e persistenti nel tempo, sono dovute al raffreddamento e alla rapida condensazione, su nuclei solidi ionizzati, delle grandi quantità di vapore acqueo presenti nei gas dei motori a getto».
«Le scie - spiegano dall’Aeronautica militare - si formano soltanto alle alte quote di volo dei jet. Ciò non avviene se l’umidità ambientale è al disotto di un valore di soglia che dipende anch’esso dalla temperatura dell’aria. In conclusione se il jet vola in una zona dell’atmosfera abbastanza fredda e umida si forma una scia persistente e visibile, altrimenti la scia di condensazione si forma ma evapora immediatamente per cui non è osservabile da terra. La loro durata è variabile da pochi istanti a minuti e talvolta a ore, in dipendenza dell’umidità, della temperatura e in generale delle condizioni termodinamiche dell’aria circostante».
Come spiegare allora il moltiplicarsi del fenomeno in questi ultimi anni? A fornire una risposta, anche in questo caso, è l’Aeronautica militare. «Il traffico aereo, in particolare commerciale - spiega il tenente Stefania De Angelis, dell’ufficio generale per la Comunicazione dell’Aeronautica militare - , è divenuto sempre più intenso negli ultimi anni e si sviluppa secondo percorsi prestabiliti denominati aerovie. Poiché il mezzo aereo si può muovere lungo le tre dimensioni dello spazio anche le aerovie seguono percorsi non soltanto su superfici concentriche a quella terrestre (in prima approssimazione su piani tangenti) ma anche e soprattutto a quote differenti. Questo fa si che da terra le scie di condensazione appaiano intersecarsi formando reticoli». E viene anche spiegato il perché di alcune formazioni. «Esistono inoltre - prosegue il tenente De Angelis - punti di riferimento a terra al di sopra dei quali le aerovie hanno variazioni di direzione anche ad angolo retto. A un osservatore sottostante, le scie appaiono curvare bruscamente e l'immagine reticolare diviene ancor più complessa formando così nel cielo figure geometriche simili a quelle ritratte nelle foto».
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