PALERMO. Una vasta operazione antimafia, denominata in codice 'Fiume', è in corso a Palermo. Cento agenti della Dia stanno eseguendo 17 ordinanze di custodia cautelare con le accuse di associazione mafiosa, traffico di stupefacenti ed estorsione. Tra gli arrestati figura anche Guido Spina, indicato dagli investigatori come il capomafia dello Zen. L'operazione mira a disarticolare le cosche che operano nello storico mandamento di San Lorenzo e Tommaso Natale.
Numerosi arrestati gravitano nel quartiere Zen, uno dei più degradati alla periferia occidentale della città. In particolare Guido Spina, 49 anni, ritenuto il responsabile della famiglia mafiosa, è accusato di avere tirato le fila di un vasto traffico di stupefacenti nel quartiere e di avere ordinato numerose estorsioni sia nei confronti di esercizi commerciali sia ai danni degli abitanti dei cosiddetti padiglioni dello Zen. Avrebbe gestito anche la 'cassa' della famiglia mafiosa, provvedendo al mantenimento in carcere degli affiliati detenuti. La villa di Spina, sempre allo Zen, sarebbe stata una vera e propria roccaforte, dotata di sofisticati sistemi di sicurezza e trasformata in una sorta di 'supermercato' della droga all' ingrosso e dettaglio. Una vera e propria catena di montaggio, sostengono gli inquirenti, in cui veniva impiegato tutto il nucleo familiare.
I dettagli dell'operazione saranno illustrati alle ore 11, nel corso di una conferenza stampa nella sede della Dia di Palermo alla presenza del Procuratore Francesco Messineo, degli aggiunti Maria Teresa Principato e Vittorio Teresi e del Direttore della Dia Arturo De Felice.
I PM: LO SPACCIO A PALERMO RESISTE AI COLPI INFERTI. «Lo spaccio avviene a livello familiare. Tutti si occupano delle varie fasi: dall'approvvigionamento al confezionamento alla ricerca. Ancora oggi intere famiglie vivono di droga, nonostante le operazioni di polizia e i sequestri». L'ha detto il procuratore aggiunto di Palermo, Teresa Principato, commentando in conferenza stampa gli arresti di stamane nel quartiere Zen. «L'organizzazione - ha aggiunto - è così ben strutturata che riesce a sopravvivere nonostante i colpi inferti e la collaborazione di Sebastiano Arnone, Salvatore e Domenico Giordano», due fratelli pentiti, il primo di questi è cognato di Arnone, altro collaboratore.