PALERMO. I 59 migranti, quasi tutti eritrei, sbarcati ieri al porto di Palermo, hanno trascorso la notte ospitati al «Centro Santa Rosalia» della Caritas diocesana e in alcune brandine, allestite in regime di emergenza, all’interno della chiesa San Carlo. Dopo questa prima fase di urgenza, i migranti già stamattina sono stati trasferiti tutti all’interno dei locali del centro di accoglienza straordinaria«Santa Rosalia», liberando di fatto i locali della chiesa.
Ai 59 migranti, quasi tutti eritrei, fatta eccezione per quattro siriani, si aggiungono le 16 donne migranti già presenti in struttura: per un totale di 75 persone.
Considerata l’emergenza il direttore don Sergio Mattaliano ha così espresso alla prefettura la disponibilità ad allargare i posti per l’accoglienza straordinaria nel centro, che da 40 potrebbero di fatto diventare 80.
Oltre al riparo notturno, a tutti loro sono stati offerti servizi e beni di prima necessità: la prima colazione, docce e servizi igienici, pasti, vestiti puliti e scarpe comode.
Sono ore frenetiche quelle in cui sono impegnati i volontari e gli operatori del centro Santa Rosalia per cercare di rispondere ai bisogni di queste persone.
Un lavoro faticoso che vede in campo assistenti sociali, psicologi, volontari e operatori addetti alla cucina e alla pulizia. Solo ieri, per esempio, al Porto sono stati distribuiti 800 panini a migranti e operatori e cucinati 350 pasti a pranzo e 400 a cena.
Dei 260 migranti presi in carico dalla Caritas ieri, nel complesso ne sono rimasti un centinaio, divisi tra il centro Santa Rosalia e l’«Oasi dei giovani» di Giacalone, dove, invece, sono stati portati coloro che hanno bisogno di trattamenti sanitari più specifici. Al contrario, sono già andati via stamattina i circa 50 immigrati accolti ieri al Punto Incontro Giovani di Padre Messina, al Foro Italico. “L’accoglienza in questa prima fase è in emergenza e, per questo, abbiamo aperto le porte di tutti i nostri centri Caritas – continua il direttore della Caritas -. Mi ha colpito anche la grande sensibilità ecclesiale dimostrata da tanti confratelli che si sono messi a disposizione per accogliere i migranti anche nelle loro parrocchie se dovesse essere necessario considerato che le strutture sono ormai sature. Dall’emergenza poi si deve passare ad accoglienza e proprio per questo abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti”.
“Tanti nostri amici devono fare in percorso che riteniamo indispensabile per fare sviluppare i loro doni ed essere aiutati a prendere coscienza del luogo in cui si trovano permettendo anche ove sia possibile l’integrazione”.
“Stanotte abbiamo deciso di aprire la chiesa di San Carlo perché, in accordo con la prefettura, era necessario – aggiunge -. Stamattina sono stati tutti trasferiti all’interno del centro. In questo modo stiamo cercando di dare una prima risposta a coloro che sono in transito. La permanenza nei centri dipende da quello che vogliono fare loro cioè se avviare le pratiche per il permesso e la richiesta d’asilo oppure andare in un altro paese del nord Europa”.