PALERMO. A Romagnolo il quartiere trattiene il fiato e si interroga, mentre proseguono le indagini sui cinque ragazzini accusati di tentata violenza sessuale ai danni di una tredicenne. Molte famiglie, soprattutto quelle con figli adolescenti, sono preoccupate, anche se c’è chi tende a minimizzare la faccenda. Le versioni sono tante e il passaparola non aiuta a ricomporre l’esatta dinamica di una mattinata al mare che sarebbe diventata un incubo per la minore.
La sezione reati sessuali e ai danni di minori della squadra mobile, che mantiene il più stretto riserbo sul caso, sta provando a ricostruire i fatti. Gli agenti hanno già effettuato rilievi in spiaggia, sotto un pontile, dove sono state trovate la maglietta celeste e le scarpe da tennis indossate giovedì dall’adolescente e uno zaino nero. La posizione dei cinque coetanei è al vaglio dei magistrati del tribunale dei minorenni.
Da un lato il racconto della studentessa, i graffi sul suo corpo, le lacrime che hanno scosso il rione. Sono almeno tre i testimoni, ascoltati dagli inquirenti, che dicono di aver visto, poco prima dell’ora di pranzo, sia un gruppo di ragazzi in fuga dall’arenile, sia la tredicenne in difficoltà. Una coppia di rumeni, che si trovava in spiaggia per qualche ora di relax, ha riferito di aver fornito un primo aiuto alla tredicenne. «Ci ha detto che era stata violentata - hanno affermato marito e moglie -. Le abbiamo dato un pareo per coprirsi, era senza maglia e senza reggiseno, aveva addosso solo un paio di jeans». La ragazzina avrebbe anche confessato in lacrime di essere stata vittima di un gruppo di suoi compagni. Successivamente è stata visitata al Buccheri La Ferla, a poche centinaia di metri dal luogo in cui la comitiva aveva deciso di trascorrere la giornata, dopo aver disertato le lezioni a scuola. Sul corpo della minore i medici avrebbero riscontrato delle contusioni alle braccia e dei graffi. Dalla prima visita, però, non sarebbero emerse tracce di un rapporto sessuale completo. Accanto a lei, in ospedale, c’erano i genitori. Anche loro sono stati sentiti dalla polizia.
Tra i ragazzi interrogati, qualcuno ha parlato di uno scherzo, altri hanno negato di essere stati al mare quella mattina. Dalle parti di via Messina Marine, c’è anche chi vocifera che le escoriazioni trovate sul corpo della ragazza dai sanitari sarebbero state causate da una caduta. La tredicenne sarebbe inciampata, mentre fuggiva impaurita. Anche questa però è una versione.
Due settimane fa, un altro episodio ha fatto salire la tensione nel quartiere. Due rumeni sono stati aggrediti in strada di sabato sera, da una ventina di residenti dopo che un bambino di 10 anni, che era sceso da casa per andare a comprare del pane prima della cena, ha raccontato di essere sfuggito a un tentativo di rapimento in via Ferrari Orsi. In quel caso, i due sono stati rintracciati dagli agenti del commissariato Brancaccio, interrogati per tutta la notte e denunciati con l’accusa di tentato sequestro aggravato. Poi sono stati rimessi in libertà. Non c’erano, a detta degli inquirenti, gli elementi per disporre l’arresto. Un altro episodio, anche quello, dai contorni poco chiari. Con tanti pronti a parlare di un sequestro sventato solo per miracolo e altri a pensare soltanto a un falso allarme.