Palermo

Venerdì 20 Settembre 2024

Parco Mazzarino a Palermo, primi passi verso la riapertura

PALERMO. È una battaglia che va avanti da quasi venticinque anni, quella per l'apertura del Parco Mazzarino, area verde abbandonata che si trova in via del Fante, e nello specifico tra l'ospedale Villa Sofia e lo stadio Renzo Barbera.
Quattro ettari di terreno di proprietà dell'Inail, che dopo tanti anni e altrettanti appelli da parte di associazioni di cittadini, sembrerebbe sia ad un passo dall'apertura, perché l'amministrazione comunale ha dato finalmente il suo consenso per una possibile collaborazione.
Tutto ebbe inizio nel 1989, quando l'allora direttore del giornale L'Ora, Tito Cortese, che abitava proprio di fronte al parco, venuto a conoscenza della situazione in cui versava l'area, decise di dare il via ad una campagna di sensibilizzazione. Campagna che però poi evidentemente non portò mai grandi esisti positivi. L'Inail, nel frattempo, in tutti questi anni, ha cercato più volte di vendere l'area con l'intento di destinare il ricavato per le rendite degli infortunati sul lavoro. Vendita che però non è mai andata in porto, perché lo spazio, essendo riconosciuto a tutti gli effetti come giardino storico, ed essendo pertanto soggetto a numerosi vincoli, non è mai stato un oggetto appetibile per i compratori.
«Si tratta di uno spazio che occorre riqualificare – ha detto l'assessore al Verde, Francesco Maria Raimondo – noi seguiremo la vicenda e faremo il possibile per ridarlo ai cittadini. In settimana farò personalmente un sopralluogo per verificare le sue condizioni e stabilire il da farsi».
Intanto l'Istituto Nazionale per l'Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro, qualche settimana fa, ha dato la sua disponibilità ad una possibile collaborazione con l'amministrazione comunale per la riqualifica e l'apertura dell'area. Facendo sapere che, visto che la vendita non è andata in porto, sarebbe davvero un peccato se l'area andasse persa.
Il giardino, al cui interno ancora oggi continuano a sopravvivere diverse piante rare, sarebbe appartenuto in passato al conte di Mazzarino, nonno di Giacchino Lanza Tomasi. Anche se tempo fa girava voce che appartenesse alla famiglia dei Whitaker, notizia che però ad oggi non è mai stata confermata.
Nei suoi viali, nonostante l'erba incolta, si respira ancora oggi l'aria di un tempo. «È un pezzo di storia sopravvissuto al passare del tempo – spiega l'esperto del Comune, Manlio Speciale – un verde che con il passare del tempo è cresciuto spontaneo, assumendo oggi le caratteristiche tipiche di un giardino mediterraneo. Al suo interno – sottolinea – ci sono delle vecchissime Washingtonie e dei Pistacia lentiscus, arbusto sempreverde diffuso in tutto il bacino del mediterraneo. Ma anche dei bellissimi Cedrus, piante appartenenti alla famiglia delle conifere, anch'esse molto antiche».
Sorpassati i viali, al centro del parco si trova una vasca, della quale ad oggi non è stata identificata né la provenienza, né la datazione, ma che è comunque ad considerata come bene raro, e per questo posto sotto tutela della Soprintendenza ai Beni Culturali. «Questo giardino, infatti, è un bene vincolato – spiega Lina Bellanca, della Sprintendenza ai Beni Culturali – pertanto nessuno al suo interno può toccare niente senza la nostra autorizzazione. Regola che vale sia per quanto riguarda l'arredo lapideo, che per quanto riguarda le essenze presenti al suo interno. Sarebbe davvero un peccato se questo parco andasse perso – sottolinea – pertanto la Soprintendenza è pronta ad una possibile collaborazione per poterlo riaprire».
Tante sono le associazioni che da qualche tempo stanno intraprendendo una vera e propria battaglia per la riapertura del Parco Mazzarino: oltre al Forum delle Associazioni, che al suo interno comprende Amici dei Musei, Dimore Storiche, Anisa, Fai, Italia Nostra e Salvare Palermo. Anche Mobilita Palermo e Guerriglia Gardening.
«È un bene che andrebbe restituito alla nostra città – afferma Nino Vicari, presidente del Forum delle Associazioni – e noi ci impegneremo affinché venga fatto, non vogliamo che passino altri vent'anni».

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