Palermo

Mercoledì 27 Novembre 2024

Palermo, sfida per 170 studenti tra Aristotele e Cicerone

PALERMO. Qualsiasi professione svolgeranno nella vita, il medico, il magistrato, l'avvocato, l'ingegnere, porteranno con sé «l'attenzione all'uomo e a quello che lo riguarda», «perché gli autori classici sono uno specchio dell'epoca in cui vivono», «offrono gli strumenti per capire anche la realtà di oggi». Parlano con entusiasmo Simone Miolano di Saluzzo, Lorenzo Pillimini di Roma e Maria Chiara Piani di Sondrio, appena riemersi da cinque ore di concentrazione assoluta per interpretare al meglio il pensiero di Aristotele e Cicerone su temi attualissimi come la politica e il ruolo dell'uomo nell'universo. I contenuti in lingua originale, che loro, studenti «dieci e lode», hanno provato a rendere efficacemente in italiano, li hanno conquistati, perché parlano della vita, poco importa se scritti da chi è vissuto oltre duemila anni fa.
Ecco cosa pensano i 170 protagonisti della terza edizione delle Olimpiadi nazionali delle lingue e civiltà classiche, organizzate dalla direzione generale degli Ordinamenti scolastici del ministero dell'Istruzione. Palermo si è trasformata per tre giorni nella capitale della cultura classica. Ieri le prove scritte, ospitate in tre enormi aule dell'educandato più antico d'Italia, il Maria Adelaide, oggi la correzione dei compiti e domani mattina la premiazione dei migliori elaborati al Teatro Politeama.
A dispetto dei recenti dati sulle iscrizioni al primo anno di scuola superiore per l'anno prossimo, che danno il liceo classico in caduta libera, la passione per l'antichità e le lingue del passato resta forte ed entusiasma centinaia di adolescenti in tutta Italia. Ragazzi tra i 17 e i 19 anni che non si vergognano di dire che, accanto alla musica di Renga e Jovanotti, leggono Seneca e Orazio.
I concorrenti hanno affrontato varie prove scelte dal Comitato dei garanti, composto da celebri latinisti e grecisti italiani. Per la sezione lingua greca, si sono cimentati nella traduzione di un passo della Politica di Aristotele; per la sezione di latino nella versione di un brano del De natura deorum di Cicerone; per la civiltà classica hanno dovuto svolgere una complessa traccia sul teatro nell'antichità. Consegnati cellulari e congegni elettronici, armati solo di dizionari, penna, fogli e una bottiglietta d'acqua, nel silenzio della concentrazione hanno tentato di dare il meglio di sé.
Tre dei garanti provano a descrivere il senso della scelta dei brani. «Il passo di Aristotele sulla politica non è semplice, ma ricordiamoci che non è una prova di maturità, che deve essere accessibile a tutti, bensì una gara tra i migliori», dice Renzo Tosi, grecista di Bologna. Paolo Fedeli di Bari e Giovanni Polara di Napoli, latinisti, offrono una lettura del brano di Cicerone, «in cui il signore della Terra è l'uomo. Un messaggio importante per i giovani». Laura Colantonio, coordinatrice tecnico-operativo per il gruppo civiltà classica, sottolinea la difficoltà del tema sul teatro antico, «ma offre tantissimi spunti di riflessione, anche perché il teatro è il vero veicolo della classicità ai giorni nostri, come dimostrano tutte le rassegne che si svolgono nei teatri antichi, anche qui in Sicilia».
Testi impegnativi, ma non impossibili. «Anzi, direi abbastanza accessibile», dice Chiara Aimè di San Donato Milanese, riferendosi al brano di Cicerone. «In realtà mi aspettavo Seneca, sicuramente più difficile», ammette. E non nasconde il grande amore per la cultura antica: «Suggerirei gli studi liceali a tutti, perché gli autori classici dicono qualcosa che è valido per tutte le epoche, arrivano al vero significato della vita». «Senza dimenticare la bellezza della musicalità della lingua, la metrica», si lancia Luigi Uggé, al penultimo anno di uno scientifico di Lodi: «Se i compagni ci prendono in giro? In realtà, dopo i primi anni ci hanno imparato a conoscere e la loro è diventata ammirazione».

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