PALERMO. E' una lettera dal contenuto intimidatorio, quella sequestrata ieri pomeriggio dalla polizia nel centro meccanografico delle poste di Palermo e indirizzata al Presidente del Senato Pietro Grasso. La busta, firmata "I cittadini onesti di Palermo", contiene un lungo manoscritto di quattro pagine con insulti e minacce in cui l'ex procuratore nazionale antimafia viene sostanzialmente accusato di avere "tradito" la lotta a Cosa Nostra.
La polizia scientifica sta analizzando anche il contenuto del flaconcino di vetro, simile a quelli utilizzati per contenere i campioni dei profumi, contenente un liquido giallo e la scritta "orange". Dopo l'allarme, scattato in seguito a un controllo ai raggi X, sono intervenuti gli artificieri e la polizia scientifica.
La missiva sequestrata è indirizzata al "Sig. Piero Grasso, Viale Strasburgo Palermo" e contiene la firma "I cittadini onesti di Palermo" nella parte riservata al mittente. Sul contenuto della lettera gli inquirenti sono molto cauti e preferiscono al momento non sbilanciarsi, anche se il manoscritto è pieno di insulti e minacce nei confronti dell'ex procuratore nazionale antimafia.
Piero Grasso, che in passato è stato oggetto di numerose intimidazioni da parte di Cosa Nostra che aveva progettato anche di ucciderlo con un attentato, martedì sera ha assistito al Teatro Biondo di Palermo alla "prima" dello spettacolo "Dopo il silenzio", tratto dal suo ultimo libro "Liberi tutti". Un testo in gran parte autobiografico cui l'ex magistrato ricostruisce non solo il suo impegno nella lotta a Cosa Nostra ma anche l'attività svolta dalla moglie, Maria Fedele, che per oltre trent'anni anni ha insegnato nelle scuole "a rischio" di Palermo, nella diffusione della cultura della legalità.
La lettera indirizzata contiene insulti e minacce al presidente del Senato ma anche ai suoi familiari e soprattutto alla moglie Maria Fedele, un'insegnante impegnata nella diffusione della cultura della legalità. Gli investigatori hanno escluso che, oltre a uno scritto dai toni farneticanti, all'ex procuratore nazionale antimafia venga contestato di avere abbandonato la lotta a Cosa nostra. Non c'erano bossoli o frammenti di proiettili. E' stata aperta un'inchiesta che viene coordinata dal sostituto procuratore Giuseppe Fici. Si sta valutando, tra l'altro, la coincidenza temporale dell'arrivo della lettera con una dichiarazione di Grasso che proprio ieri aveva chiesto al Parlamento di fare la propria parte per l'accertamento delle verità sulle stragi terroristiche e mafiose. Per questo Grasso ha auspicato l'istituzione di una una commissione di inchiesta con il "compito di rendere pubblici i documenti delle commissioni passate e continuare il lavoro d'inchiesta". "Dobbiamo avere il coraggio - aveva detto - di guardarci
indietro senza paura e senza omissioni, perché un Paese che nasconde e teme la propria storia è un Paese senza futuro".
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