PALERMO. Le macchine, il motorino, i conti correnti e persino il distributore di carburanti di via Sciuti, dal valore complessivo di circa un milione e mezzo di euro, finiti sotto sequestro a febbraio scorso, apparterrebbero effettivamente a Giovanni Vernengo, 22 anni, ma nulla avrebbero a che vedere con Cosa nostra. Nessun legame, diìunque, con il noto zio del giovane, Ruggero Vernengo , 58 anni, uomo d’onore della famiglia di Santa Maria di Gesù, condannato in via definitiva per mafia a sette anni di reclusione nel 2010. La prima sezione della Corte d’Appello ha così disposto il dissequestro e la restituzione di tutti i beni. Secondo le prime iindagini, il sospetto era che moto, auto e il distributore di benzina fossero in realtà ricondubili allo zio. Tra gli elementi che portano gli inquirenti a formulare questa ipotesi c’è anche il fatto che Ruggero Vernengo viva nella stessa casa dell’Iacp in cui abita anche il nipote Giovanni con la sua famiglia. Inoltre, il valore dei beni del giovane sembrano «sproporzionati» rispetto alle sue reali possibilità economiche. La difesa del giovane ha però documentato come tutto sia stato acquistato in maniera lecita da Vernengo, senza alcun coinvolgimento dello zio. In particolare, il ragazzo è stato vittima di due incidenti stradali ed ha ottenuto altrettanti risarcimenti. Il primo, quando era ancora minorenne, venne investito dal giudice tutelare in titoli, poi riscattati al raggiungimento della maggiore età da Vernengo: 28 mila euro che sarebbero serviti proprio per l’acquisto della licenza della pompa di benzina di via Sciuti. Sarebbe lecita anche la provenienza delle auto e dello scooter: il giovane, che non ha mai avuto problemi con la giustizia ed ha iniziato a lavorare già da adolescente, li avrebbe comprati grazie alla sua attività. La convivenza nella stessa abitazion con Ruggero Vernengo, invece, sarebbe legata al fatto che questi, dopo essere uscito dal carcere, nel 2012, si sarebbe ritrovato senza un tetto. Da qui la necessità di ospitarlo in casa.