PALERMO. Giuseppe Di Giacomo, 47 anni, esponente di una famiglia dalle solide radici mafiose è stato ucciso alle 17.30 in modo plateale in via Eugenio l'Emiro all' angolo con via Corradino di Svevia, vicino casa e vicino alla sua sala giochi, alle spalle del meraviglioso complesso arabo della Zisa. I due sicari su un ciclomotore, forse un'Honda Sh dicono alcuni testimoni, si sono avvicinati alla Smart dove si trovava l'uomo e hanno sparato un primo colpo di pistola mandando in frantumi il finestrino. Di Giacomo è sceso, tentando una inutile fuga: il sicario l'ha inseguito per pochi metri poi ha sparato altri colpi di pistola, forse l'ultimo in fronte, uccidendolo.
Tornano a uccidere le armi di Cosa nostra a Palermo dopo un anno facendo uscire dalla procura antimafia allarmata oltre al pm di turno, Francesco Grassi, i sostituti Caterina Malagoli e Sergio Demontis e l'aggiunto Leonardo Aguegi. Di Giacomo è un cognome che conta nel gotha mafioso. Giuseppe era stato arrestato nell'operazione 'Perseò contro le cosche della città e della provincia nel 2008. Poi nel 2011 era stato assolto, anche perchè le intercettazioni che lo riguardavano furono dichiarate inutilizzabili per un vizio. Anche il fratello Marcello era stato arrestato e assolto nello stesso processo. I due Di Giacomo però sono fratelli di Giovanni, esponente di rilievo del mandamento di Porta Nuova, uomo di Pippo Calò. Giovanni Di Giacomo era stato condannato oltre che per mafia per gli omicidi di Natale Tagliavia, trovato incaprettato il 18 settembre '81 e di Filippo Ficarra, vittima della lupara bianca nel 1982, e per il tentativo di uccisione, nel carcere Ucciardone, del boss Gerlando Alberti 'paccare«, un esponente della vecchia guardia condannato a morte dalle cosche emergenti. Il suo nome, dopo le dichiarazioni del pentito Francesco Marino Mannoia, entrò anche nelle indagini per l'omicidio di Sebastiano Bosio, primario di chirurgia cardiovascolare del Civico di Palermo, ucciso nel 1981.
Un ergastolano di riguardo per le cosche palermitane. Giuseppe Di Giacomo era rimasto fuori fino al 2008 dalle grosse inchieste di mafia fino a quando alcuni pentiti non hanno parlato di lui e del fratello Marcello dicendo che sarebbero stati inseriti nel traffico di droga. L'omicidio di questo pomeriggio apre scenari plumbei per gli inquirenti che ora devono rileggere alcuni degli assestamenti avvenuti nelle cosche negli ultimi anni dopo i duri colpi assestati all'organigramma. Uno dei passaggi obbligati sarà chiedere a uno degli ultimi pentiti, Sergio Flamia, cosa sapeva dei Di Giacomo. Il collaboratore fu arrestato nel 2008 proprio nella rete dell'operazione Perseo la stessa in cui finì la vittima eliminata oggi.
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