PALERMO. La Curia di Palermo è sotto attacco di un «corvo». Ma forse i «corvi» sono tanti. E tutti insieme diffondono «veleni pestiferi che scandalizzano il corpo ecclesiale e lo feriscono con la falsità e la calunnia». Usa parole forti il cardinale Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo, che per la sua denuncia pubblica sceglie un momento solenne della Settimana santa: la messa crismale in cattedrale dove sono riuniti tutti i sacerdoti della diocesi. È soprattutto a loro, certamente informati dei fatti, che si rivolge il cardinale Romeo in un passo della sua omelia. «Purtroppo - dice - riconosciamo che la decadenza del contesto in cui viviamo, unita alla zizzania che sempre cresce nel cuore dell'uomo, può spingere anche il nostro presbiterio a scadere nelle chiacchiere, nei cortili, nei giudizi sulla Chiesa, sui presbiteri, sul vescovo».
«Quelle chiacchiere - aggiunge il primate della Chiesa in Sicilia - così tanto stigmatizzate da papa Francesco in molteplici occasioni, sono veri e propri attentati alla santità». Non sono i fedeli che affollano la cattedrale normanna i destinatari del severo sermone dell'arcivescovo. I destinatari sono soprattutto i preti della Curia a cui il cardinale rivolge l'anatema della «viltà di chi scaglia pietre contro i fratelli per di più nell'anonimato, senza il coraggio di guardarli negli occhi».
A cosa si riferisce il cardinale Romeo? Da mesi la vita della Curia è avvelenata da lettere anonime, arrivate fino in Vaticano, con le quali vengono denunciati stili di vita e condotte «immorali» di altri prelati. In alcuni casi vengono segnalati interessi particolari nella gestione dei fondi della Curia. I «corvi» prendono di mira anche stretti collaboratori del cardinale, e non risparmiano per quanto se ne sa neppure monsignor Carmelo Cuttitta, scelto da Romeo come vescovo ausiliare e vicario generale dell'arcidiocesi di Palermo.
Le indiscrezioni riferiscono che, tra sospetti e irritazioni, nel palazzo arcivescovile sono state seguite le tracce delle lettere anonime sia per risalire all'identità di chi le ha messe in giro sia per interpretare le strategie dei «corvi».
Tutto lascia pensare che a scrivere quelle accuse abbia contribuito una mano interna. Questo sarebbe anche il sospetto del cardinale che ha scelto un momento solenne della liturgia pasquale per rivolgersi pubblicamente all'intera «famiglia del presbiterio».
I nuovi veleni riportano alla memoria un'altra vicenda mai chiarita di cui Romeo è stato inconsapevole protagonista e forse vittima. Nel febbraio 2012 venne alla luce l'esistenza di un dossier, arrivato in Vaticano, che attribuiva al cardinale la conoscenza di una sorta di «complotto» ai danni di papa Ratzinger. Anche in quella occasione Romeo, che negò qualsiasi ruolo, parlò di calunnie nate e diffuse all'interno delle gerarchie vaticane.
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