PALERMO. Il coordinamento studenti medi ha organizzato l'affissione in diverse scuole palermitane di striscioni che manifestano solidarietà ai govani, interrogati e denunciati, del liceo linguistico statale Ninni Cassarà per l'indagine sull'occupazione degli istituti da parte degli studenti lo scorso autunno. Secondo il coordinamento sarebbero «quattro gli studenti denunciati per violenza privata e interruzione di pubblico servizio». «Gli studenti medi palermitani manifestano l'assoluta solidarietà a tutti gli studenti che hanno subito gli interrogatori e che sono stati denunciati - afferma Federica Marino del coordinamento - critichiamo fortemente il comportamento della preside che ha permesso l'ingresso di agenti all'interno della scuola e che in combutta con essi ha trasformato in luogo in cui ci formiamo e dovremmo sentirci protetti in una questura con l'intento di intimidirci. Le scuole non sono sicure e crollano, sopratutto nei quartieri popolari si registra una forte dispersione scolastica, i libri di testo hanno un costo sempre più inaccessibile e davanti a questo sconfortante scenario ci si preoccupa di denunciare noi giovani studenti semplicemente perchè vogliamo far valere i nostri diritti».
SONIA ALFANO. «L'accesso effettuato dalla Digos della polizia al Liceo Linguistico Cassarà di Palermo è stato disposto dall'autorità giudiziaria; un provvedimento davanti al quale nessuno può opporsi, tanto meno un dirigente scolastico, il cui comportamento è stato di assoluto rispetto delle norme di legge»: l'europarlamentare Sonia Alfano, presidente della Commissione Antimafia Europea, commenta così l'intervento delle forze dell'ordine nel liceo per gli accertamenti disposti dalla Procura di Palermo a seguito delle occupazioni di novembre e dicembre scorsi.
«Parlo da genitore più che da europarlamentare, dato che anche alle mie figlie che frequentano questo istituto è stato negato in quei giorni - osserva - il diritto di entrare a scuola e durante le occupazioni sono stati distrutti beni che appartengono alla collettività. Non credo sia opportuno pensare che la presenza della Digos al Cassarà possa intimidire gli studenti. Mi preoccuperei se dentro un istituto scolastico ci fosse la mafia, non la polizia che è lo Stato» .
LA LETTERA DELLA DIRIGENTE DANIELA CRIMI. In relazione a quanto accaduto in data 4 aprile 2014 presso la succursale del Liceo Linguistico Statale “Ninni Cassarà” di cui sono dirigente reggente, diverse sono le precisazioni da fare anche a seguito di sterili ed inappropriate critiche non supportate da norme di legge provenienti anche da soggetti da cui ci si aspetta, solitamente, collaborazione nello svolgimento dell’attività amministrativa e didattica e di gestione degli istituti in generale. Si ricordano gli articoli 348 e 349 c.p.p. che disciplinano l’attività di indagine della polizia giudiziaria. La stessa può, di propria iniziativa, svolgere indagini volte anche alla “ricerca delle persone in grado di riferire su circostanze rilevanti per la ricostruzione dei fatti”, informazioni da acquisire ex art. 351 c.p.p.. Inoltre, la stessa P.G. può porre in essere atti formali di indagine quali “l’identificazione della persona indagata e di quelle informate dei fatti”. Qualora un soggetto rifiuti di essere identificato, la stessa P.G. può disporre l’accompagnamento presso gli uffici di polizia per svolgere tale operazione. Orbene, accertato che gli agenti della DIGOS presentatisi presso l’istituto erano formalmente delegati dalla Procura della Repubblica di Palermo, in persona del Sostituto Procuratore Dott. Bologna, per acquisire documentazione utile alle investigazioni e per svolgere atti di indagine e di identificazione, non ho potuto che consentire l’accesso chiedendo che, possibilmente, la loro attività fosse quantomeno riparata da sguardi di terzi. Non doveva essere il Dirigente Scolastico a rifiutarsi di farsi identificare o di essere sentito presso i locali della scuola ma gli stessi soggetti interessati, indagati e docenti. A seguito della loro richiesta, la P.G. avrebbe provveduto, ex art. 349 c.p.p., a disporre l’accompagnamento o la convocazione presso i locali di polizia. Ci si stupisce come le contestazioni siano state formulate perché si sia consentito l’accesso a scuola di organi di polizia nell’esercizio legittimo delle loro funzioni. Tale iniziativa popolare sarebbe forse stata opportuna il giorno in cui si è impedito agli allievi di frequentare regolarmente le lezioni o, dopo un mese, quando si è dovuto provvedere a ripristinare i gravi danni subiti dalla struttura a seguito dell’occupazione. Pertanto, Le conseguenti manifestazioni di protesta rivolte nei confronti della sottoscritta dimostrano mancata conoscenza delle norme vigenti ed una irresponsabile attribuzione di responsabilità nei confronti della sottoscritta. In ultimo, si sollecita la riflessione sul fatto che la scuola ed i locali della stessa non sono luoghi avulsi dalle normative vigenti. Gli allievi vengono a scuola per essere istruiti al fine di un corretto inserimento in società e non è certo contestando la legge o i suoi rappresentanti che si esercita l’attività educativa.