Palermo

Lunedì 18 Novembre 2024

Bar Mazzara a Palermo, si tratta per evitare la chiusura: «Nuovi soci o tagli»

PALERMO. A ventiquattro ore dall'annunciata chiusura del bar Mazzara da parte della società di gestione Arabea, e di 32 licenziamenti, sindacati e azienda sono a lavoro per evitare che l'antica pasticceria alzi bandiera bianca.  All'orizzonte si intravedono due soluzioni: la riorganizzazione del bar o l'innesto di capitali freschi attraverso un partner esterno alla società. «La discussione è aperta - dice Giuseppe Glorioso, legale rappresentante della società - e non escludiamo nessuna ipotesi, a cominciare dal ridimensionamento del locale, accompagnato da una riduzione dei costi del personale. Se poi arrivasse un partner serio non staremmo qui a parlare di chiusura». I sindacati sanno che tenere aperto il locale significa anche mantenere i livelli occupazionali, magari con l'utilizzo degli ammortizzatori sociali e della solidarietà, in maniera da spuntare il costo del lavoro. «Abbiamo parlato a lungo con i dipendenti, chiarendo anche gli aspetti economici che ci hanno costretto a fare questo annuncio - continua Glorioso - Certo, si tratta di un primo passo in attesa che giungano soluzioni ai tavoli di concertazione con i sindacati». Al momento lo storico bar resterà aperto fino a Pasqua, quindi ci sarà tutto il tempo per intavolare una discussione con i sindacati, nel tentativo di salvare capre e cavoli. Il lavoro da fare è tanto, perché i numeri che registra il bar sono tutti negativi. «Negli ultimi tre anni il fatturato è andato in picchiata del 38 per cento - dice Glorioso - ci sono meno ingressi e perdite in tutti i settori produttivi. Di contro, c'è l'aumento del costo del personale e delle materie prime, per non parlare dell'incremento della pressione fiscale. Per carità, ad incidere potrebbe essere stata anche la gestione, ma nessuno è perfetto. A noi brucia più di tutti avere annunciato la chiusura, ma era per mettere in chiaro le cose con i dipendenti. La decisione di chiudere era già maturata lo scorso dicembre, ma abbiamo voluto ritardare l'annuncio per il senso di responsabilità che nutriamo verso il nostro personale».
Nelle stesse ore in cui Mazzara annunciava la chiusura e il licenziamento di tutto il personale, un'altra vertenza prendeva corpo, quella del Gruppo Randazzo, con l'avvio del licenziamento collettivo di 40 lavoratori, per il perdurare stato di crisi che ha ridotto i volumi di vendita. Già nel novembre del 2010 l'azienda aveva attivato le procedure di licenziamento collettivo, denunciando un esubero di 16 dipendenti collocati nell'area amministrativa (10) e alle vendite (6). Dal confronto sindacale ne uscì un accordo, prolungato al 30 giugno 2014, per l'utilizzo dei contratti di solidarietà e della mobilità volontaria. «Oggi - afferma Mimma Calabrò, segretario generale Fisascat Cisl Palermo-Trapani - continuiamo ad affermare la nostra assoluta contrarietà ai licenziamenti. Siamo fiduciosi di poter continuare a registrare la disponibilità dell'azienda, così come accaduto quattro anni fa, per trovare soluzioni che possano salvaguardare i livelli occupazionali». Il 7 aprile ci sarà l'esame congiunto della vertenza.
Dai sindacati alla politica. Delle aziende in crisi parla Mariella Maggio, deputato regionale del Pd: «Il problema non si ferma a singole realtà produttive ma investe la necessità della ripresa economica - dice Maggio - Bisogna rimettere in moto l'economia con un piano straordinario e creare lavoro dando risposta ai disoccupati e agli inoccupati, puntare sul reddito minimo garantito che consenta di proseguire la ricerca di un lavoro in una condizione meno disperata. Solo successivamente si potrà procedere a rivedere le forme di accesso al mondo del lavoro. Adesso - conclude il deputato regionale - urgono risposte precise in un periodo storico in cui le parole più ricorrenti sono lavoro, fine mese, drammi quotidiani, giustizia sociale, disuguaglianza, scelte».

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