PALERMO. Sono stati i collaboratori di giustizia a ricostruire le ultime ore di vita dell'imprenditore di Villabate Andrea Cottone, ucciso con il metodo della «lupara bianca» nel corso dell'inchiesta coordinata dal procuratore capo Francesco Messineo, dall'aggiunto Leonardo Agueci e dai sostituti Francesca Mazzocco e Caterina Malagoli. Il 13 novembre del 2002 l'imprenditore venne accompagnato a bordo della propria auto al ristorante minigolf di Ficarazzi, apparentemente per discutere con Onofrio Morreale su alcuni furti ai danni dello stesso Cottone. Da quel giorno si persero le sue tracce. La moglie presentò denuncia di scomparsa. Due settimane dopo l'autovettura dell'imprenditore fu trovata a Termini Imerese regolarmente parcheggiata. Secondo il racconto dei pentiti ad attendere Cottone al minigolf, c'erano le tre persone destinatarie dell«ordinanza di custodia cautelare notificata oggi: Onofrio Morreale, Ignazio Fontana e Michele Rubino. Il commando avrebbe dovuto eliminare anche la persona che aveva accompagnato l'imprenditore. Ma l'uomo si salvò perchè il killer si accorse che in quel momento c'era un testimone. Per Cottone, invece, non ci fu scampo: venne strangolato con una cintura e il suo corpo fu sciolto nell'acido in un deposito di marmi di Bagheria. Lo stesso pomeriggio nel mare di Aspra vennero buttati in mare anche alcuni oggetti che appartenevano a Cottone. Il commando prima di ucciderlo avrebbe dovuto interrogarlo per sapere se il clan Montalto aveva intenzione di dichiarare guerra alla cosca rivale capeggiata da Nicola Mandalà. A distanza di qualche anno dall'omicidio lo stesso Onofrio Morreale avrebbe confidato in dialetto: «Siamo stato noi a soffocarlo...».