Palermo

Sabato 16 Novembre 2024

La criminalità ora punta sulla fruttaAffari d’oro nei banchi dei mercatini

PALERMO. C’è chi ha sfornato milioni col cemento, chi ha fatto affari d’oro smaltendo rifiuti o trafficando droga e chi — come emerge dalle ultime inchieste della Direzione distrettuale antimafia — ha puntato tutto su frutta e verdura. Dalla famiglia Galatolo, che aveva il controllo del mercato ortofrutticolo, all’organizzazione di truffatori sgominata nei giorni scorsi dai carabinieri, il livello di penetrazione in questo settore dell’economia è sempre più evidente. Il motivo di questo improvviso e spiccato interesse per banane, pomodorini e ortaggi lo spiega direttamente un indagato, in una conversazione intercettata dai militari del nucleo investigativo: «In tutti i mercati d’Italia — dice infatti Eustachio detto Staky Fontana, uno dei 27 presunti truffatori dell’operazione «Cala spa» — transitano milioni e milioni di euro! Perché la mattina, già alle otto e mezzo–nove, la frutta è già sui banchi per la vendita... all’utente finale! Ma dietro... per arrivare la merce all’utente finale c’è un processo di lavoro...». Gli ordini con false fideiussioni Assieme ad altri tre complici — tra cui un consulente d’azienda (Lorenzo Romano), un avvocato, anche se non abilitato (Alfredo Tortorici) e un impiegato infedele del Monte dei Paschi di Siena (Francesco Spataro) — Eustachio Fontana, imprenditore originario di Corleone ma da anni residente in città, avrebbe organizzato una truffa che si basava sulla creazione di false fideiussioni bancarie che servivano per convincere i fornitori ad inviare grossi quantitativi di merce a credito. Tonnellate di frutta e verdura finivano così sui banchi dei mercati palermitani e venivano vendute a prezzi concorrenziali (anche perché acquistate a costo zero), poi, dopo alcuni mesi, le aziende di Fontana fallivano e sparivano dal mercato e i fornitori si ritrovavano in mano garanzie che erano poco più di carta straccia. Ognuno, in questa truffa, aveva un ruolo: Romano e Tortorici erano la mente, Fontana il braccio operativo, mentre Spataro avrebbe trafugato i moduli per le polizze. «È come operare in borsa...» Romano, Fontana e Tortorici si incontrano per la prima volta insieme il 18 marzo di 4 anni fa. Non lo sanno, ma i carabinieri hanno imbottito di cimici lo studio in cui si vedono per pianificare le loro truffe. Prima di entrare nel merito della discussione, Romano fa gli «onori di casa», presenta Tortorici come l’avvocato Skinner, mentre Eustachio Fontana, immediatamente ribattezzato «Staky», viene presentato come un soggetto “poliedrico”, che opera prevalentemente nel settore del commercio di ortofrutta all’ingrosso. Lui, dal canto suo, non nega le origini. Anzi, si vanta di essere una sorta di broker nel settore ortofrutticolo: «Sì, il nostro lavoro... fatto in maniera... all’ingrosso... è la stessa cosa come un operatore di borsa: la notte siamo al mercato, c’ho un mio ufficio, e contattiamo tutti i mercati... europei, dalla Spagna alla Germania, al mercato di Londra, poi facciamo Verona e così via, poi i Paesi dell’Est...». «Se solo avessi il team...» Fontana parla, racconta, elenca, ricostruisce, mentre i carabinieri registrano e scoprono che è titolare occulto di 22 società con fatturati milionari e con un unico comune denominatore: il fallimento. Che, in questo caso, serve ad azzerare i debiti contratti. «Io in questi anni — racconta ancora Fontana — ho fatto sempre cose piccole... Indolore... che riesco a gestire (...) potrei fare molto di più però oggi quello che manca è il team!!! (...) D’altronde, mi sono circondato di alcune persone che io ritengo molto valide... i miei commercialisti... ho 4–5 commercialisti su Catania, Caltanissetta, Palermo e su Trapani... dove io collaboro... perché abbiamo altre due cooperative sul Trapanese (...)». Gli affari in Kenya Ma quello della frutta a costo zero non è l’unico affare di cui si discute nello studio di Romano. «Nulla toglie che si possono fare delle operazioni graziose creando i presupposti e le persone valide», azzarda infatti Fontana parlando di un amico conosciuto dieci anni prima a Hong Kong: «È un grande industriale a Milano che adesso è in pensione e si è messo a fare il pensionato però lavora più di prima... si è trasferito in Kenya. Dopo alcuni anni che lui viveva là, ha costruito un piccolo villaggio, una scuola, ha sessanta bambini... hanno portato dei dottori là... E si è veramente... diciamo... amalgamato sul... Con gli anni ha creato delle conoscenze, e da tre anni a venire qua... quattro anni a venire qua... con il presidente del Kenya ed i vari ministri... dopo aver creato dei campi sperimentali su una pianta, non so se Lorenzo gliene ha parlato, ha ottenuto la concessione per 50 mila ettari di terra, per la coltivazione della yatropha (inc.)... una pianta che produce biodisel». Sempre in quell’occasione, Fontana parla di una serie di investimenti fatti in Africa: «(...) e questa è la società che abbiamo... è la Kenya Energie. Questo (mostrando forse un depliant, ndr) è tutto il gruppo (...) che viene dal settore elettrico... sviluppo energetico (...) perché questo è il futuro. Sì sì... sia l’energia, sia la produzione di biomassa sia i pannelli solari... Questo è il futuro».

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