PALERMO. "Condividiamo pienamente le parole del Santo Padre che invita 'ad accompagnare e a non condannare'. Con questo spirito organizziamo dal 2010 incontri con separati, divorziati, risposati o conviventi, che vogliono intraprendere un cammino di riconciliazione con la comunità cristiana". A parlare è Giuseppe Re che con la moglie Lia e Don Fabrizio Fiorentino, parroco della chiesa Maria SS. dell'Addaura, è tra gli animatori del "Pozzo di Sicar", il percorso per divorziati e separati sostenuto dall'Ufficio Pastorale per la Famiglia della Diocesi di Palermo.
"E' un percorso di accoglienza e di ascolto - spiega Re – ma anche di proposta per un cammino comunitario facendo esperienza della Chiesa Madre che cura le ferite dei suoi figli. In questi tre anni abbiamo accolto circa una quarantina di coppie di divorziati e/o conviventi". Gli incontri avvengono due volte al mese nella parrocchia Mater Misericordiae: operatori, catechisti e preti sono là "per ascoltare queste persone - precisa Re – che molto spesso arrivano disorientate e con un grande dolore nel cuore. Hanno il bisogno di ricostruire se stessi come persone e come fedeli cristiani e noi siamo qua proprio per questo nell'ottica della misericordia. La chiesa non chiude la porta a chi ha un fallimento alle spalle". Nel corso degli incontri si legge il Vangelo, "si fa insieme un cammino di fede – precisa Lia, che affianca il marito - anche tramite opere di carità, si analizza la propria situazione esistenziale e, se richiesto, si assiste la persona anche nella richiesta di annullamento del precedente matrimonio". Lo scopo degli incontri è recuperare la dignità della persona e riappacificarsi con la Chiesa che misericordiosa accetta sempre i propri figli". Per i separati non risposati esiste anche un altro percorso "Il cammino di S. Maria di Cana": incontri nel corso dei quali "si aiuta la persona nel fare riemergere la propria identità di figlio di Dio".
"Le dichiarazioni di papa Francesco - conclude Pietro Re - non ci sorprendono. Del resto Giovanni Paolo II nel Familiaris Consortio aveva già esplicitamente scritto: 'Esorto caldamente i pastori e l'intera comunità dei fedeli affinché aiutino i divorziati procurando con carità sollecita che non si considerino separati dalla Chiesa. La Chiesa preghi per loro, li incoraggi, si dimostri Madre misericordiosa e così li sostenga nella fede e nella speranza'."
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