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Monsignor Gristina ricorda a Sciara il beato Puglisi

Commosso il ritratto tracciato dall’arcivescovo di Catania: «È stato un dono per tutti noi». Presentato il libro di Francesco Deliziosi

PALERMO. «Con il riconoscimento del martirio, siamo stati invitati dal Signore a riconoscere Pino Puglisi come un dono di cui non c’eravamo accorti»: con grande sincerità, è così che l’arcivescovo di Catania, monsignor Salvatore Gristina, riflette - 20 anni dopo - sull’omicidio mafioso del parroco di Brancaccio. «È una grande lezione per tutti noi sacerdoti e dobbiamo sintonizzarci con il suo stile silenzioso e umile. Non era mai in prima fila e non era malato di protagonismo. Per questo abbiamo scoperto dopo il delitto la dimensione eccezionale di una persona che appariva normalissima». C’è stato un momento in cui l’arcivescovo ha avvertito netta questa sensazione di sorpresa: «La bara era aperta con la sua salma in cattedrale e continuavano ad affluire centinaia e centinaia di giovani. A una certa ora pensavamo di dover chiudere la chiesa e invece le porte sono rimaste sempre aperte per via di tutta quella folla».
L’occasione del ricordo (all’epoca Gristina era vescovo ausiliare a Palermo) è stata la presentazione nell’affollata chiesa madre di Sciara (paese di cui l’arcivescovo è originario) del libro «Pino Puglisi, il prete che fece tremare la mafia con un sorriso» (Rizzoli) del giornalista Francesco Deliziosi. Iniziativa voluta da Mario Filippello, segretario regionale della Cna (anche lui di Sciara) e che ha visto presenti il fratello maggiore di Puglisi, Gaetano, e il sindaco Salvatore Rini.
Deliziosi ha tratteggiato i ricordi personali del sacerdote, dai banchi del ginnasio agli anni di Brancaccio, il suo metodo pedagogico in tre fasi (ascolto-campi scuola-scelte vocazionali) e il lavoro che ha portato al completamento della causa di beatificazione (ha collaborato col postulatore). Il professor Giuseppe Notarstefano ha sottolineato le affinità tra Puglisi e Papa Francesco a partire dal sorriso. In conclusione, monsignor Gristina ha portato la sua testimonianza e in particolare due episodi: quando fu il primo a proporre a Puglisi di diventare parroco di Brancaccio («con naturalezza straordinaria disse: va bene») e quando il cardinale Pappalardo, con una sua «mediazione», concesse i 30 milioni di lire di caparra per l’acquisto della palazzina del centro Padre Nostro. «Grazie all’autore - ha concluso - per averlo descritto per com’era. Un educatore di qualità, bravo anche a raccontare barzellette... Ma essenzialmente un sacerdote che sapeva incarnare e trasmettere la vita buona del Vangelo».

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