PALERMO. «Voglio giustizia», ripete trattenendo a stento le lacrime Nunzia Lauricella, la madre di Tania Priolo, 18 anni, morta a causa di uno shock settico polmonare, provocato da un ascesso dentario mal curato, forse perchè non aveva i soldi per andare dal dentista. Nell'obitorio dell'ospedale Civico, circondata dai parenti che cercano inutilmente di consolarla, la donna rigira tra le mani una fotografia con il volto della ragazza e la scritta «Sei sempre nel cuore della mamma». Nunzia, che pure non ha presentato denuncia, non riesce a darsi pace per questa tragedia assurda. «Come mai - si chiede la donna - dopo un lungo peregrinare per gli ospedali la mattina del 24 gennaio Tania è stata visitata nel pronto soccorso del Civico e poi dimessa, nonostante stesse male? Ci hanno detto di tornare a casa, di farle fare un aerosol e di farla mangiare».
La stessa sera la giovane viene ricoverata nel reparto di Rianimazione con un'insufficienza respiratoria e sottoposta ad intervento chirurgico. Nonostante le accuse rivolte ai medici la mamma di Tania fa un'eccezione, ringraziando la dottoressa che ha operato la figlia. «Ha fatto il possibile per salvarla». Sarà adesso la procura, che ha aperto un'inchiesta, ad accertare se vi siano state responsabilità. I carabinieri del Nas di Palermo hanno sequestrato la cartella clinica della paziente. La giovane è morta domenica scorsa, dopo essere stata visitata, a partire dal 19 gennaio, in tre ospedali diversi: prima al Buccheri La Ferla, poi al Policlinico e infine al Civico dove è deceduta. Il procuratore aggiunto Maurizio Scalia e il pm Carlo Marzella hanno già disposto che all'istituto di medicina legale del Policlinico venga eseguita l'autopsia. L'incarico è stato assegnato alla dottoressa Stefania Zerbo.
Gaetana, Tania per i familiari e gli amici, non sarebbe andata inizialmente da un dentista privato a causa delle precarie condizioni economiche della sua famiglia, anche se la madre continua a ripetere:«A nostra figlia non abbiamo mai fatto mancare nulla». Tania era la seconda di quattro figli di una coppia separata: il padre, barista, era andato via un paio di anni fa. Nella casa di via Azolino Hazon, nel quartiere di Brancaccio, erano rimasti la moglie, la sorella maggiore, il fratello e una bambina di quasi cinque anni. Per sopravvivere e mantenere la famiglia, che era seguita dai volontari del Centro Padre Nostro fondato da Don Pino Puglisi, la madre lavora come donna delle pulizie. Un dramma che ha subito innescato polemiche e dure reazioni. Ivano Giacomelli, segretario nazionale dell'associazione dei consumatori Codici (Centro per i diritti del cittadino), annuncia la propria costituzione di parte civile nell'eventuale processo rilanciando la campagna «Indignamoci: ci scippano la salute e la dignità», incentrata sulle inefficienze e gli errori medici. Per il senatore Antonio Gentile, del Nuovo Centrodestra. «è inammissibile che accadano queste cose. Mi chiedo dove fossero gli assistenti sociali, dove fossero le istituzioni mentre questa ragazza necessitava di cure urgenti».