PALERMO. I carabinieri hanno arrestato tre giovani che si erano introdotti nell'autoparco della Rap, azienda che si occupa della raccolta dei rifiuti a Palermo, in via Filippo Pecoraino, perchè sorpresi mentre svuotavano i serbatoi di diversi autocompattatori della società. In manette sono finiti Andrea Ragona, 20 anni, Natale Vaccarella, 28 anni, Stefano Novello, 34 anni. I tre erano arrivati a bordo di un furgoncino Volkswagen Caddy e di una Lancia Y. Hanno scavalcato il muro di cinta e iniziato a prelevare il gasolio dai mezzi. I militari nel corso di un controllo hanno trovato decine di bidoni pieni di carburante. Cinque bidoni da 25 litri, un bidone da 30 e altri 13 bidoni non del tutto pieni. I tre sono stati giudicati con il rito direttissimo. Gli arresti sono stati convalidati e il giudice ha disposto la misura cautelare dell'obbligo di presentarsi all'autorità giudiziaria. I tre sono stati rimessi in libertà.
«Ho concordato col presidente Marino e dato disposizione che sia la Rap sia il Comune siano Parte Civile nel procedimento per i furti di carburante, che hanno portato oggi ad alcuni arresti da parte dei carabinieri. "È un atto dovuto, questo, a tutela dell'Azienda, della città e dei cittadini che pagano la Tares". Lo dice il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, commentando la notizia dell'arresto di tre persone, sorpresi a rubare, a Brancaccio, carburante dai mezzi della Rap. Solo qualche giorno fa le forze dell'ordine avevano eseguito un altro fermo, sempre di tre persone, per lo stesso reato, una delle quali dipendente della stessa azienda di smaltimento rifiuti. "Trova conferma ogni giorno nella meritoria attività delle forze dell'ordine la denuncia formalizzata in sedi competenti da alcuni mesi, contro la criminalità organizzata che mira a realizzare controllo illecito e mafioso del territorio e arricchimenti disonesti a danno dell'amministrazione e dei cittadini - aggiunge Orlando - Invito i cittadini e i lavoratori della Rap a denunciare ogni tentativo di criminali, che finiranno per risultare collegati anche a organizzazioni mafiose, di proseguire in quelle ruberie che, insieme ai misfatti di amministratori del passato, hanno portato al fallimento dell'Amia".