PALERMO. La corte d'assise d'appello ha confermato l'assoluzione per il boss Totò Riina accusato di essere il mandante e l'organizzatore del sequestro e dell'omicidio di Mauro De Mauro. Il giornalista del quotidiano 'L'Ora' di Palermo fu prelevato sotto casa la sera del 16 settembre 1970 e non e' mai stati ritrovato.
Dopo una serie di fascicoli senza sbocchi, l'inchiesta per il sequestro e l'omicidio di Mauro DeMauro è stata chiusa nel 2005 e il processo è iniziato nel 2006, grazie anche alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Francesco Di Carlo, ex boss di Altofonte. L'ordine sarebbe venuto dal triumvirato che all'epoca reggeva Cosa nostra: Gaetano Badalamenti, Stefano Bontade e Totò Riina, unico sopravvissuto. Il vertice mafioso avrebbe ordinato il rapimento di De Mauro per eliminare quello che l'accusa ha descritto come un "giornalista scomodo e coraggioso". E nel delitto si sarebbe ritrovata la convergenza di diversi moventi.
Le piste battute dagli investigatori vanno dal caso Mattei al golpe Borghese. Tutto è complicato dai numerosi depistaggi che hanno frenato la ricerca della verità. Servizi segreti e carabinieri avrebbero, ciascuno per conto proprio, tentato di bloccare le indagini oppure di suggerire fumose piste alternative.
Il processo d'appello è cominciato ad aprile dello scorso anno, dopo che a giugno del 2011 la corte d'assise aveva assolto Riina. Contemporaneamente la corte aveva trasmesso gli atti al pm perché procedesse per falsa testimonianza nei confronti dell'ex funzionario del Sisde Bruno Contrada, dei giornalisti Pietro Zullino (deceduto nel 2012) e Paolo Pietroni e dell'avvocato Giuseppe Lupis. Gli ultimi tre avrebbero avuto collegamenti con i servizi segreti e avrebbero avuto un ruolo depistante nelle indagini. Questa indagine è ancora aperta.