PALERMO. È proprio vero: al giorno d'oggi, per ottenere un aiuto è più facile telefonare o scrivere a Papa Francesco. Talvolta, però, neanche l'aiuto «dall'alto» riesce a oltrepassare i cavilli burocratici: ricevere un assegno direttamente dal Pontefice ma non poterlo scambiare. È quanto è accaduto a Bennardo Raimondi, un artigiano palermitano in gravi difficoltà economiche, famoso alle cronache per aver denunciato nel 2006 i suoi estortori.
A 7 anni dalla denuncia e dopo tanti tentativi: «Mi sono rivolto a tutte le istituzioni possibili - racconta Raimondi - ma senz'alcuna risposta». La moglie, Antonina Meli, per la disperazione, fa quello che Raimondi chiama «l'ultimo tentativo»: scrivere al Papa. La signora Antonina lo fa con una lettera lunga otto pagine, dove racconta tutta loro storia. «Abbiamo anche ammesso le nostre colpe: la debolezza nell'aver ceduto ai ricatti». Tra l'incredulità e la meraviglia, lo scorso 4 dicembre la famiglia Raimondi riceve dall'Elemosineria Apostolica una risposta: un assegno di mille euro. «Mai avrei pensato di ottenere l'aiuto proprio dal massimo dei poteri - dichiara il signor Bennardo - il Papa».
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