PALERMO. L'eccessiva presenza di ferro e materiali tossici nell'acqua distribuita a Cefalù ha indotto il sindaco Rosario Lapunzina a vietarne l'uso potabile e alimentare. Il tasso eccessivo di inquinamento, soprattutto lungo la rete idrica del centro storico, è stato accertato dall'Asp attraverso le analisi di alcuni campioni. Oltre a ferro, sono state trovate tracce eccessive di manganese, piombo e arsenico. La causa è stata individuata nella fatiscenza della rete di distribuzione. Il sindaco ha così confermato il divieto di uso potabile già deciso a novembre quando le prime analisi avevano rivelato l'inquinamento.
Sulla distribuzione dell'acqua a Cefalù è intanto sorto un altro problema. Dopo il passaggio del servizio alla società Aps (Acque potabili siciliane), che intanto è fallita, il Comune si è ritrovato a sostenere da solo gli oneri di potabilizzazione ma non può incassare le bollette per un errore nel contratto di cessione del servizio attribuito alla precedente amministrazione. Proprio oggi la società di potabilizzazione "Sorgenti Presidiana" ha chiesto il pagamento immediato di bollette arretrate per 604 mila euro che si aggiungono ai 150 mila per la fornitura mensile. Se il Comune non paga, la società ha annunciato che ridurrà la portata di mille litri al giorno fino alla completa sospensione del servizio.
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