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Palermo, omicidio Pandolfo: i fermati non rispondono al gip

PALERMO. Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere Giuseppe Pollicino, 19 anni, e  Giuseppe Managò, 36, fermati ieri per l'omicidio dell'imprenditore Massimo Pandolfo, ucciso il 25 aprile scorso a Palermo. Il cadavere fu trovato il giorno dopo al Teatro del Sole, in una zona
periferica e appartata della città ridotta a discarica, con il cranio spaccato a colpi di pietra e il corpo squarciato da quaranta coltellate.

Pollicino, interrogato dai pm Geri Ferrara e Claudio Camilleri, ieri aveva confessato il delitto e accusato Managò e un minorenne la cui posizione è ancora all'esame degli inquirenti. Davanti al gip, che deve convalidare il fermo, Giuliano Castiglia entrambi hanno preferito non rispondere. Il giudice si è riservato la decisione sulla convalida e sull'eventuale misura
cautelare in carcere.

Pollicino avrebbe organizzato l'omicidio per punire Pandolfo che l'aveva violentato e voleva costringerlo a prostituirsi. Ai due i carabinieri sono arrivati grazie a una telefonata anonima che ha indicato gli autori del delitto: si è accertato dopo che a farla era stato il minorenne che ancora non è stato sottoposto a fermo. Per l'omicidio nei mesi scorsi è stato arrestato, ed è ancora detenuto, un sedicenne che aveva confessato l'aggressione. Pollicino lo scagiona, ma gli inquirenti dubitano che sia estraneo al delitto.

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