Palermo

Venerdì 29 Novembre 2024

Stato-mafia, il pentito Giuffrè: "Nel '91 decidemmo la resa dei conti"

PALERMO. «Nel '91 partecipai alla famosa riunione della resa dei conti di Cosa nostra dove si decise l'eliminazione dei politici ritenuti inaffidabili, come Lima, i Salvo, Mannino, Vizzini e Andò, e i magistrati ostili come Falcone e Borsellino». A raccontare della dichiarazione di guerra pronunciata dal boss Totò Riina in una drammatica riunione della Commissione è il pentito Nino Giuffrè che sta deponendo al processo sulla trattativa Stato-mafia.
Giuffrè ha anche raccontato che dal 1987 la mafia spostò i suoi voti dalla Dc al Psi e ai Radicali. «Dopo la riunione - ha aggiunto - iniziò una politica di aggressione a chi veniva
considerato un traditore». La riunione della «resa dei conti» avvenne a dicembre del 91, poco dopo la cassazione confermò gli ergastoli del maxiprocesso. «Fu la goccia che fece traboccare il vaso», ha detto Giuffrè. «Ma già a dicembre si vociferava - ha aggiunto - che la sentenza sarebbe andata male».
«Nel '93 c'è l'inizio di un nuovo capitolo: si apre un nuovo corso tra Cosa nostra e la Politica.
Provenzano all'inizio era un po' freddo - continua Giuffrè - poi, parlando di Dell'Utri e di Forza Italia, mi disse "Siamo in buone mani". In Cosa nostra ci adoperammo tutti per dare una mano a Forza Italia, la forza politica che allora stava nascendo». Il collaboratore di giustizia ha indicato nell'ex senatore Marcello Dell'Utri il tramite tra la mafia e Silvio Berlusconi. «Dell'Utri - ha aggiunto - era in contatto con Brancaccio e coi fratelli Graviano».

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