Palermo

Lunedì 18 Novembre 2024

“Le coltivazioni di canapa una vera azienda agricola”

PALERMO. Durante le indagini, e in particolare nell’estate 2012, è emerso come una delle fonti di reddito dell’organizzazione fosse proprio la coltivazione di canapa indiana. Monitorando gli indagati, i carabinieri sono riusciti ad individuare quattro piantagioni, tutte tra San Giuseppe Jato, Monreale e Camporeale, e a recuperare circa 40 chili di marijuana già essiccata e pronta per essere venduta, per un valore commerciale al dettaglio di circa 200 mila euro. «Abbiamo avuto l’impressione — spiega il colonnello Pierluigi Solazzo — di trovarci di fronte a un’organizzazione perfetta, una sorta di azienda agricola in cui ognuno aveva un ruolo: c’era chi individuava i terreni e chi si occupava della piantumazione, c’era l’agricoltore che innaffiava e quello che procurava i pesticidi per i topi, e infine c’erano gli addetti alla distribuzione...».
All'inizio il clan guidato da Antonino Sciortino era partito con grandi ambizioni: la prima piantagione, in contrada Argivocalotto a Monreale, contava infatti oltre seimila piante e alla sua realizzazione parteciparono i maggiori esponenti delle famiglie mafiose. Poi, per paura che potessero essere scoperti, i picciotti decisero di spostare gli arbusti e di creare delle piantagioni più piccole e quindi più difficili da individuare per le forze dell'ordine e più facili da gestire per l'organizzazione.
Due di queste sono state individuate esattamente un anno fa: una (il 4 agosto 2012) in località Tagliavia (riconducibile direttamente al gruppo Lo Voi-Mule'), e una in contrada Monte Petroso, agro di Camporeale, riconducibile al gruppo capeggiato da Antonino Sciortino).
Poco dopo, tra il 26 settembre e il 10 ottobre, gli uomini del Nucleo Investigativo di Monreale, guidati dal maggiore Mauro Carrozzo, sequestrarono due grossi carichi già stoccati e pronti per l'immissione sul mercato. In questo caso la droga era sta nascosta nella masseria di Giuseppe Lo Voi e Salvatore Mule', indicata dagli indagati quale "sede centrale" del mandamento.

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