PALERMO. La nostra Palermo vive ogni giorno la fatica di un presente provato da grandi e gravi bisogni sociali. Al mio cuore di Padre e di Pastore sono presenti come una spina i tanti drammi dei senza-tetto, le difficoltà di reinserimento degli ex-detenuti, le emarginazioni vissute da tanti immigrati, il numero crescente di quanti perdono il lavoro per la chiusura di tante attività ed imprese». È un brano dell'omelia pronunciata dal cardinale Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo, in piazza Marina in occasione del Festino 2013. «Ma mi preoccupano - ha aggiunto - soprattutto i nostri giovani. Avverto tanto disagio, rassegnazione e sconfitta. Tutti ci sentiamo amareggiati di fronte ai picchi dei tassi di disoccupazione che colpiscono così drammaticamente il mondo giovanile, spiazzati dall'incertezza con la quale le nuove generazioni provano ad affrontare la vita e cercano di costruire il loro futuro». «La speranza per tanti giovani - ha proseguito - dovrà sempre essere legata a sistemi clientelari che inquinano sia la politica che la società? O ci si dovrà sempre accontentare del precariato? La speranza non può essere relegata ai cammini dell'emigrazione che ci priva di usufruire anche delle risorse nazionali ed internazionali che solo una dinamica amministrativa della cosa pubblica può rendere operative». «In molti - ha detto il cardinale - non provano neppure più a trovare soluzioni lecite, col rischio concreto di imboccare più facili strade di illegalità, di sopraffazione e di microcriminalità, anche mafiosa. Nonostante tanti lodevoli sforzi compiuti da una quotidiana azione sinergica delle forze dell'ordine, sacche di malavita organizzata continuano a serpeggiare nel territorio, e, soprattutto attraverso il pizzo, lo spaccio di droga e la prostituzione, continuano a schiavizzare e seminare morte».