
PALERMO. C’è pure un testimone oculare nel delitto Fragalà. Si tratta dell’uomo che alle 20.40 in punto, pochi secondi dopo l’aggressione, ha chiamato i carabinieri. Il suo contributo non è stato determinante, ma le indicazioni sono servite poi per trovare alcuni riscontri: «Mi ricordo che l’arma utilizzata fosse un bastone arrotondato — ha messo a verbale — della lunghezza di circa 80 cm e del diametro di circa 8 cm, simile alla gamba di un tavolo».
Nonostante lo shock, l’uomo è riuscito a descrivere i momenti drammatici dell’aggressione: «Ricordo di avere visto l’avvocato in piedi con il busto piegato in avanti e le braccia incrociate a protezione del torace. L’aggressore era situato dietro ed alla sinistra della vittima e la colpiva nella parte sinistra del corpo. Quando l’aggressore lo ha colpito alla testa, l’avvocato è caduto a terra. Successivamente, l’aggressore si è accorto della mia presenza e si è dato alla fuga percorrendo, con una corsa non troppo veloce, la via Nicolò Turrisi in direzione della scuola».
Il testimone si trovava a pochi metri da vittima e aggressore; quattro, forse cinque, comunque abbastanza per memorizzare la stazza e altri particolari, anche se per la concitazione e per il casco non è riuscito ad andare oltre: «Non ho un ricordo nitido — ha detto ancora — però credo che l’aggressore impugnasse il bastone con la mano destra. Invece, quando si è accorto della mia presenza è fuggito avvicinandosi a me fino ad incrociarci gli sguardi, credo che l’impugnasse con la sinistra». V. M.
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