Agente spara al figlio e si toglie la vita Trovate le lettere: progetto pianificato da tempo
PALERMO. L'agente di polizia che ieri ha sparato al figlio di sette anni e poi si è suicidato aveva pianificato da tempo il suo progetto. Preoccupato per il futuro, a causa dei debiti contratti, aveva deciso di togliersi la vita portando con sè non solo il figlio più piccolo ma anche la sorella maggiore del bimbo. Un primo tentativo, alla fine del mese scorso, era fallito perchè non aveva trovato il coraggio. Lo racconta lui stesso in una delle lettere trovate, oltre che in casa, anche nella scrivania del suo ufficio alla Squadra Mobile di Palermo. Missive nelle quali chiede scusa a tutti, in particolare alla moglie, che confermano il movente economico ipotizzato fin dal primo momento. Il poliziotto, che era stato coinvolto anche nel crack Parmalat, era infatti solito giocare in borsa coinvolgendo in questi suoi investimenti anche alcuni colleghi. In passato, per questo motivo, era stato costretto a vendere due appartamenti e ad esporsi finanziariamente con la famiglia della moglie. Lunedì avrebbe dovuto saldare un debito che non era in condizione di pagare. Di qui la decisione di farla finita. Dopo avere trascorso tutta la notte a scrivere alcune lettere al computer, ieri mattina l'agente ha aperto la Bibbia nelle pagine dove si narra il sacrificio di Isacco, è entrato nella stanza del figlio e ha fatto fuoco. Poi si è disteso accanto al bimbo ormai esanime e si è sparato alla tempia.