
PALERMO. Proseguono a tutto campo le indagini degli inquirenti sull'omicidio di Massimo Pandolfo, l'imprenditore edile massacrato a coltellate nella borgata palermitana di Acqua dei Corsari e ritrovato il 26 aprile scorso. La vittima, identificata ieri dai parenti dopo che in un primo momento era stata scambiata per un'altra persona (poi riconosciuta a Bagheria mentre passeggiava), è stata raggiunta da quaranta fendenti, con il volto sfigurato da colpi di pietra. Il pm Geri Ferrara sta scavando nel passato per trovare modalità di omicidio simili. Il 26 aprile scorso Pandolfo è uscito da casa per non farvi più ritorno. La madre, con cui viveva dopo essersi separato dalla moglie, ne ha denunciato subito la scomparsa. Per scoprire cosa sia accaduto si scava nel passato di Pandolfo. Oltre alle tentate truffe e rapine telematiche, per cui è stato processato e assolto, si indaga sulla sua vita recente e soprattutto sulla sua attività: la ristrutturazione di antichi edifici. In particolare, stava lavorando al restauro di un antico palazzo nella zona del Papireto, nel cuore della Palermo vecchia. Non si tralascia però la pista passionale.
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