PALERMO. È ormai segnato il destino verso il fallimento dell'Amia, l'azienda che si occupa della raccolta dei rifiuti a Palermo.
Il Tribunale di Palermo, che ha rigettato la proposta di concordato per l'Amia presentata
dal Comune tramite il liquidatore Baldassare Quartararo, non ha dichiarato il fallimento probabilmente per dare tempo all'amministrazione, al prefetto e al ministero di attuare un piano di emergenza. Questa è la lettura del liquidatore Baldassarre Quartararo, il cui piano è stato dichiarato legittimo dai giudici che hanno dovuto però prendere atto del peggioramento delle condizioni debitorie dell'azienda (altri 25 milioni di euro tra fine maggio scorso, periodo in cui è stato predisposto il concordato, e oggi) e del mancato arrivo di alcuni crediti vantati dall'Amia.
«Se il Tribunale avesse dichiarato oggi il fallimento - ha spiegato Quartararo - la situazione sarebbe stata ingovernabile. Purtroppo l'esposizione debitoria dell'azienda non consente nemmeno l'ipotesi di esercizio provvisorio, quindi probabilmente i commissari non avranno altra scelta che dichiarare il fallimento. Per evitare l'interruzione del servizio, il prefetto potrebbe requisire l'azienda e affidarla al Comune o alla Regione».
L'Amia è sommersa dai debiti e in amministrazione straordinaria da oltre due anni. La Procura di Palermo ne chiese il fallimento, i giudici nominarono invece tre commissari che avrebbero dovuto risanare l'azienda e scongiurare il crac. La proposta di concordato fallimentare (previsto all'interno dell'amministrazione straordinaria) prevedeva che una parte dei 180 milioni di euro di debiti (esclusi i 42 milioni nei confronti dei dipendenti) sarebbe stata ripianata con la vendita del 49% dell'Amg, le cui quote sono detenute dall'Amia, di un immobile, palazzo La Rosa, e attraverso alcuni crediti di esercizio del Comune nei confronti dell'azienda.
Tutto questo in vista di una scissione in due parti dell'Amia: quella vecchia che andrebbe avanti secondo il concordato fallimentare e l'altra nella quale confluirebbero solo i debiti nei confronti dei dipendenti.
L'azienda, di cui la Procura aveva chiesto il fallimento, resta quindi in amministrazione straordinaria. L'Amia sarà ancora guidata dai tre commissari straordinari nominati dal ministero dello Sviluppo economico, «che avevano subordinato le loro dimissioni all'omologazione del concordato». A dirlo è Sebastiano Sorbello, uno dei commissari.
ORLANDO, PRONTI A GESTIRE SERVIZIO A PALERMO
«Commentiamo un film già previsto. Dal giorno del suo insediamento la giunta comunale ha preso atto della situazione dell'Amia e dell'inadeguatezza dei tre personaggi incaricati di portare avanti l'azienda». Lo ha detto il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, commentando il rigetto da parte del Tribunale fallimentare della proposta di concordato dell'Amia, l'azienda di igiene ambientale.
«L'azienda è tecnicamente già fallita - ha ribadito - Noi siamo pronti ad assumerci la gestione del servizio. Ma era tutto già previsto. Lo dimostra la lettera mandata al ministro a febbraio per segnalare la grave situazione dovuta anche al lavoro inadeguato dei commissari. Mi è sembrato inoltre doveroso presentare un esposto al procuratore aggiunto Agueci il 15 febbraio perchè eravamo in presenza di comportamenti al limite della legalità».
«Il Comune si impegna a mantenere pulita la città e a mantenere i livelli occupazionali dell'Amia. Purtroppo è una sentenza nella quale si ribadiscono cose ben note - ha aggiunto -. I commissari volevano i fondi Fas per la sesta vasca - ha spiegato - per fortuna non glieli abbiamo dati. Una amministrazione che ha una perdita mensile di oltre due milioni di euro di straordinario non ha proprio nulla».
Orlando ha ribadito l'impegno dell'amministrazione per risollevare le sorti dell'azienda. «Il Comune - ha spiegato - ha previsto nel bilancio dell'anno passato le risorse per la Newco, con grande forzo. Adesso faremo valere le nostre ragioni sia dal punto di vista penale ma anche contabile con un esposto alla corte dei conti».