PALERMO. Una riunione fiume alla Protezione civile regionale, con tutti gli enti riuniti al capezzale della grande ammalata: la discarica di Bellolampo, e il suo lago di percolato che rischia di tracimare. Una riunione finita con due ordinanze d’emergenza, sottoposte al sindaco Orlando quale massima autorità di Protezione civile della città e da lui firmate: provvedimenti con cui si dispone lo stoccaggio temporaneo del liquido inquinante in due vasche stagne di Esso e di Amap che si trovano ad Acqua dei Corsari, in attesa del trasferimento negli impianti individuati dalla Regione in cui dovrà avvenire il trattamento. Attorno al tavolo, a discutere, Comune, Regione, Protezione Civile, Amap, dipartimento Acque e rifiuti della Regione, Arpa, Asp.
Ordinanze che oggi saranno inviate alla procura, a infoltire il fascicolo dell’inchiesta sul lago di percolato che rischia di avvelenare la città. Tutto a tre giorni dalle dimissioni dei tre commissari dell’Amia, i quali restano però in sella fino al primo marzo, giorno in cui il Tribunale fallimentare si pronuncerà sulla vita o sulla morte della società. «Non sappiamo ancora quale sia la reale situazione a Bellolampo, non sappiamo ancora quanto grave sia la situazione del lago di percolato. Quel che sappiamo con certezza è che la situazione è grave, e che dal 2009 praticamente nulla è stato fatto per affrontarla», dice il sindaco, citando la relazione al vetriolo appena inviata dalla Protezione civile del Comune a numerose autorità, dove si rimprovera tra l’altro ai commissari dell’Amia la non ammissione «di responsabilità e incapacità gestionale, visto che il problema non deriva da una calamità naturale, ma dalla incapacità di ridurre e smaltire il percolato, trasformando la discarica in sé in una calamità».
Adesso, secondo quanto previsto dalle ordinanze, dovrà essere l’Amia a trasportare «con mezzi propri e a proprie spese» il percolato nelle due vasche di Acqua dei Corsari. Un’ennesima tegola su un’azienda che ha appena annunciato lo stop agli stipendi per mancanza di liquidità, l’ennesimo atto di una guerra con il Comune che ha di mezzo duemila operai. «Da agosto — incanza il sindaco — continuo a chiedere un intervento autorevole perché sia posta fine alla gestione dissennata dei commissari, che non ha posto in essere quanto necessario per risolvere i problemi dell'azienda ma li ha anzi aggravati».
Giudizio sempre respinto con forza dai commissari. Ieri uno dei tre, Sebastiano Sorbello, ha detto che «è presto per tracciare un bilancio» della gestione straordinaria. «Ci sono tanti punti interrogativi da chiarire e i prossimi avvenimenti saranno rivelatori», ha aggiunto, facendo riferimento all'udienza del primo marzo, che potrebbe dichiarare il fallimento della società o omologare la richiesta di concordato. Preoccupati i sindacati: «Le dimissioni dei commissari Amia devono indurre gli altri attori di questa vertenza alla produzione di fatti concreti e responsabili», dice Dionisio Giordano, segretario regionale della Fit-Cisl Ambiente. «Ministero, Tribunale fallimentare e Regione — aggiunge — non dimentichino che il fallimento coinvolgerebbe non solo azienda, lavoratori e città, ma anche i fornitori, quindi altre aziende».
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