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Fini in via D'Amelio: "La legalità deve essere una pratica quotidiana"

La visita del presidente della Camera sul luogo dove avvenne la strage che uccise Paolo Borsellino e la sua scorta: "Per battere la mafia dobbiamo garantire lavoro"

PALERMO. «La legalità dev'essere un  valore condiviso da tutti, una pratica quotidiana». Lo ha detto  il presidente della Camera Gianfranco Fini sul palco montato in  via Mariano d'Amelio, a Palermo, dove il 19 luglio '92 avvenne  la strage che uccise il procuratore aggiunto Paolo Borsellino e  5 poliziotti della scorta, in una manifestazione «non  elettorale ma politica» è stato detto per ricordare i valori  incarnati da Borsellino. Prima di giungere in via D'Amelio Fini  si è recato dalla vedova del magistrato, Agnese, e dal figlio  Manfredi, per «rendere loro omaggio».    

 «Per battere la mafia - ha detto Fini - dobbiamo garantire  lavoro». Con lui vi erano anche gli esponenti di Fli Carmelo  Briguglio, Fabio Granata, Nino Lo Presti, Alessandro Aricò, e  Tina Montinaro vedova di un agente di polizia morto nella strage  di Capaci.    Nella strada non vi erano bandiere di partito o manifesti  elettorali ma solo bandiere col tricolore. Il vice coordinatore  di Fli, Fabio Granata, ha detto: «Siamo in via D'Amelio con   Fini e la nostra comunità militante non per un comizio ma per  rinnovare un giuramento e l'impegno solenne per la costruzione  di una forza politica legalitaria e radicalmente antimafiosa,  distante anni luce dal berlusconismo e dai suoi maggiordomi».     «Una forza che parli di patria, coesione sociale e unità  nazionale: i valori per i quali siamo nati nel luglio del 2010  in via D'Amelio e sui quali molti hanno perso per sempre il  diritto alla parola. Per tenere alta la bandiera di Paolo  Borsellino», ha concluso Granata. 

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