PALERMO. Il 70 per cento di ristoranti e pescherie controllate a Palermo e in provincia non rispetta le norme sulla tracciabilità: i consumatori non sanno se quello che acquistano è pesce di allevamento o pescato in mare; da dove arriva e se è fresco o surgelato. È quanto hanno accertato gli uomini della Capitaneria di Porto di Palermo che in 30 giorni, in vista delle festività natalizie, hanno passato al setaccio i porticcioli, il mercato ittico, la grande distribuzione, le pescherie, i ristoranti, i mercatini. Cioè tutta la filiera del pesce. Su 317 controlli sono state elevate 108 sanzioni amministrative per un valore di 174.265 euro. Inoltre ci sono stati 32 sequestri e sono stati distrutti 800 chili di pesce che stavano arrivando sulle tavole dei palermitani. Ventuno tra commercianti e ristoratori sono stati denunciati per vendita di prodotto ittico in cattivo stato di conservazione. Numeri dell'operazione «Mekong», così chiamata dal comando generale della Capitaneria, dal nome del fiume più lungo dell'Indocina. Non una scelta casuale visto che durante i cenoni natalizi e di fine anno si mangia tanto pesce asiatico spacciato per pescato nel Mediterraneo, senza che i consumatori sappiano nulla. Multate pescherie a Palermo in via Archimede, alla Zisa; ristoratori ambulanti alla Kalsa e alla Vucciria e tantissimi venditori ambulanti nei mercatini rionali.