Palermo

Mercoledì 08 Gennaio 2025

Chiarezza fuori dal campo, decisioni forti nello spogliatoio

Morgan De Sanctis

Una testa è saltata, e a molti va bene così. A tanti altri, però, no. Perché il solo esonero del direttore sportivo e l’arrivo di uno nuovo navigato (Osti) sembrano una foglia di fico che non può coprire e giustificare tutti i guasti di questo Palermo. Che sono tanti e anche certificati da una classifica preoccupante, nonché da una frattura con i tifosi che mai si era vista dopo la rinascita. Dopo giorni di riflessione, a Manchester hanno pensato che mandare via De Sanctis (e il «compare» Migliaccio) fosse la mossa giusta per sanificare l’ambiente. Interno ed esterno. Insomma, è come se fosse stato individuato un solo colpevole di tutto quello che è accaduto - in campo e fuori - da inizio luglio al 29 dicembre scorso, quando il Palermo ha perso l’ottava partita della sua sciagurata stagione in casa del Cittadella e s’è ritrovato undicesimo in classifica (a +4 dalla zona play-out) prima della sosta di fine anno. Era davvero il ds il «carnefice» di questo Palermo? Non ci vorrà molto tempo per scoprirlo, perché l’esonero di De Sanctis ha tolto alibi alla squadra e a Dionisi, che adesso dovranno sbracciarsi per dimostrare che la società ha imboccato la strada corretta. Sotto esame c’è soprattutto il tecnico che era nell’occhio del ciclone esattamente come De Sanctis e che, invece, l’ha fatta franca, nonostante i sondaggi per cercare un suo sostituto ci siano stati. Per recuperare credibilità e tentare di ricucire il rapporto con i tifosi, Dionisi deve inventarsi un numero di magia che non può essere la costruzione a 3 da dietro o i due trequartisti alle spalle di una sola punta. Se vuole davvero restare attaccato al Palermo, Dionisi deve fare molto di più, ricorrendo anche a decisioni forti. Sostenere che qualcuno si allena male (vedi Brunori nel passato) e poi fargli giocare un quarto d’ora è senza senso. Tempo per i compromessi non ce n’è più, perché il campionato s’è messo male e il Palermo ha l’obbligo di tornare a vincere subito. Ecco perché il tecnico deve tirare una linea nei rapporti con la squadra ed eventualmente fare fuori chi non crede più in questo progetto (gennaio cade a fagiolo...). Provando a costruirsi anche qualche leader in campo. Se non ci riuscirà, allora Dionisi darà ragione (e sono tanti, sicuro) a chi sostiene che l’esonero di De Sanctis è stato solo un’aspirina e che doveva cadere anche la sua testa. Di certo c’è qualcosa che stride nella decisione presa qualche giorno fa. Da quando il City è sbarcato a Palermo, s’è detto che ogni decisione è frutto di un lavoro di squadra e che il «sì» finale arriva al termine di dettagliate relazioni che vengono passate al metal detector societario. De Sanctis ha sbagliato scelte importanti, ma i quattro milioni pagati per Le Douaron - ad esempio - non li ha tirati fuori di tasca sua. Se ha avuto il via libera per spendere una cifra così elevata, è perché anche altri, fra Manchester e Palermo, erano convinti che il bretone fosse il jolly giusto per l’attacco. E lo stesso discorso vale per i vari Henry, Pierozzi, Nikolaou, Baniya e Appuah. Eppure alla fine chi ha pagato è solo lui. Per di più senza una prova d’appello, come poteva essere il mercato di gennaio. Alla presentazione di Osti (domani) sarebbe bello che dalla società arrivassero risposte limpide su quanto si è deciso fin qui: dalla scelta di tenere Brunori alla conferma di gran parte della squadra di un anno fa, dall’acquisto del blocco francese al coinvolgimento di un agente (Busardò) in diversi intrecci di mercato, dalla rescissione di Lucioni ai tanti infortuni che hanno tartassato la squadra. In più si spieghi come si vuole operare a gennaio (Brunori, sempre lui, resta? Va via?) e si chiarisca - una volta per tutte - qual è il ruolo di Bigon nel Palermo. E questo al di là dei titoli che vengono spiattellati nel suo curriculum. Direttore tecnico globale del City significa che decide tutto lui? Se si lavora di squadra, le scelte vanno prese di comune accordo e le responsabilità condivise. Altrimenti, quando ci sarà da individuare un colpevole, a pagare saranno sempre gli stessi. E a Palermo siamo già al terzo direttore sportivo in due anni e mezzo.

leggi l'articolo completo