Pareggiare così fa malissimo, perché tre punti con il Parma avrebbero potuto dare una svolta al campionato. Ma se si analizzano i novanta minuti con lucidità, è giusto ammettere che il risultato ci sta tutto, perché il Palermo è stato sempre in balia del Parma, che è parso squadra di altra levatura tecnica e tattica. Se non si suicidano, gli emiliani in A quest’anno ci vanno in carrozza. Resta il fatto che il Palermo esce dal Tardini con un mare di rimpianti. E purtroppo non è la prima volta che accade in quello stadio. Quello di ieri somiglia tanto ad un film visto nel marzo del 2005, quando anche il Palermo di allora era avanti 3-1 e si fece raggiungere dal Parma (in nove addirittura) al 92’ con un gol di Gilardino. Diciotto anni fa il Palermo aveva bisogno di punti per l’Europa (che poi centrò), stavolta la vittoria sarebbe servita per mettere una pietra su un periodo nerissimo. Un pareggio in casa della capolista non si butta, ma per come è arrivato rischia di diventare un boomerang a livello psicologico. La partita si era messa benissimo, il Palermo era avanti di due gol grazie alle magie di Brunori (bel modo per sbloccarsi e dedicare i gol alla moglie incinta), aveva capitalizzato anche la terza occasione con Segre, eppure non ha mai dato la sensazione di potere mettere la museruola ad una squadra che è sempre stata padrona del campo e che i gol li avrebbe anche potuti segnare prima di quando li ha fatti. Si obietterà che il risultato influenza il giudizio, ma chiudere gli occhi e non vedere quanto successo al Tardini sarebbe un errore. Il Palermo ha corso di più ed è stato anche più compatto stavolta, ma sul piano del gioco è stato sovrastato dal Parma. Pensare, quindi, che i problemi siano stati risolti sarebbe un errore. In più bisogna riflettere sulle amnesie difensive, perché il gol di Charpentier (nella foto di Tullio Puglia) non si può prendere in quel modo. Ultima annotazione per l’arbitro. A noi Massa non è piaciuto: quell’entrata di Delprato sulla coscia di Pigliacelli poteva essere rivista al Var, come il tocco di braccio di Charpentier sul rinvio (sciagurato) di Soleri che ha generato il gol di Mihaila, su cui doveva essere anche valutata la posizione di Benedyczak che era sulla traiettoria della palla.