Scrivo questa nota mentre partecipo, in radio e tv, a Ditelo a Rgs. Parliamo di rifiuti a Palermo. L'assessore al ramo, Sergio Marino, racconta che stamani è stato mandato al diavolo da una signora alla quale raccomandava di raccogliere con i sacchetti gli escrementi del proprio cane. Non ci sorprende l'assessore. Noi sappiamo. Delle immondizie ci si lamenta. L'argomento è sempre al vertice delle segnalazioni che, puntualmente, ogni giorno annotiamo, sul Giornale di Sicilia, e anche oggi, nella pagina sulle "Voci dalla Città" (già 229 contro le 95 sul traffico e appena 8 sulla Sanità). E da sempre sintetizziamo la questione in uno slogan: a Palermo il Comune pulisce male e poco, i cittadini sporcano bene e troppo. Ma non possiamo affidarci e grida e inviti. A Palermo (ma anche altrove in Sicilia) controlli e sanzioni non sono punti a parte del problema, ma parti essenziali della soluzione. Occorrono più mezzi e più efficienti certo, una organizzazione del personale accorta e rigorosa (con seria repressione dell'assenteismo) ma pure puntuale sorveglianza nei punti critici, per colpire severamente orari di conferimento non rispettati, giri criminali che scaricano ogni cosa in ogni luogo, inciviltà incrociate da parte di molti che gettano tutto dappertutto. Tutto questo per non rassegnarci all'ironia amara di una scritta che ho fotografato a Palermo nel cuore della discarica, una delle tante. Non vogliamo rassegnarci ad avere nelle immondizie un elemento permanente del patrimonio culturale della città.