«Il fatto che il personaggio più rilevante di questa operazione, Natale Bruno, sia stato a sua volta braccio destro di un precedente arrestato come esponente di spicco della famiglia mafiosa di Brancaccio, Cesare Lupo, dimostra una cosa: nella gestione degli affari e del territorio a Brancaccio c’è una assoluta continuità». Leonardo Agueci, procuratore capo facente funzioni della Dda di Palermo, va dritto al punto: i capimafia cresciuti all’ombra dei fratelli Giuseppe e Filippo Graviano hanno fatto strada e adesso sono diventati i reggenti di una delle cosche più temibili di Palermo. Il vecchio si è perfettamente amalgamato col nuovo, nella vita quotidiana del clan di Brancaccio. Nell’inchiesta della Squadra mobile e della Dda ci sono nomi che ricorrono. Bruno, il nuovo capo di Brancaccio, riceveva le vittime delle estorsioni direttamente in ufficio... «Bruno è l’espressione più autorevole della cosca mafiosa, e come tale si comportava». Un colpo durissimo per un clan, quello di Brancaccio, che ha sempre dimostrato di avere un livello di ferocia altissimo... «Le indagini sull’attività di Cosa nostra a Palermo, sulle principali famiglie mafiose della città, non si sono mai fermate. Questa indagine nasce da una precedente sul territorio, e ha dato seguito ad ulteriori attività investigative che speriamo abbiano altri sviluppi. Nell’ambito delle attività di Cosa nostra c’è anche quello delle azioni violente. E dobbiamo ricordare che proprio nel territorio di Brancaccio, nello stesso arco temporale in cui si sono svolti i fatti oggetto della presente operazione, c’è stato uno dei principali fatti di sangue avvenuti in un orario di punta e in un luogo frequentatissimi...». L'INTERVISTA INTEGRALE NELLE PAGINE DEL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA