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La guerra dello spaccio allo Zen e il tentato omicidio di ottobre: due arresti

PALERMO. Un regolamento di conti per il controllo delle piazze dello spaccio allo Zen. Ci sarebbe questo alla base del tentato omicidio di Khemais Lausgi (conosciuto come Gabriele Alì), lo scorso ottobre.

La polizia oggi ha arrestato due persone Vincenzo Viviano e Vincenzo Maranzano, accusati di aver accoltellato e sparato all’uomo.

Un fatto che colpì particolarmente il quartiere e che attirò l’attenzione degli investigatori, anche per essere avvenuto pochi giorni dopo il tentato omicidio di Benedetto Moceo, commesso con un colpo d’arma da fuoco dal figlio Calogero, poi arrestato.

Dalle indagini della Squadra mobile, coordinate dalla Procura della Repubblica, vengono fuori le forti tensioni allo Zen, tensioni legate soprattutto al controllo delle piazze dello spaccio che, spesso, fanno riferimento ai singoli padiglioni che compongono il quartiere.

In questo caso è emersa la presenza di fra due gruppi rivali: uno che fa riferimento ai due arrestati di oggi, l’altro legato a Lausgi che chi indaga non esita a definire “criminale emergente nel panorama dello Zen. D’altra parte la vittima, in passato, erà già stata destinataria di alcuni provvedimenti giudiziari per reati connessi sempre alla droga.

Lausgi, turco di 28 anni, fu colpito in via Costante Girardengo, prima al torace  con una coltellata, e poi agli avambracci e ai glutei da colpi di arma  da fuoco.

Una ricostruzione minuziosa quella della polizia che parla di “gruppi che vanno affermandosi all’interno dello Zen prevalentemente composti da ragazzi molto giovani e spregiudicati provenienti da realtà difficili e, in alcuni casi, con dei collegamenti o parentele con appartenenti a cosa nostra”.

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