PALERMO. “Noi immigrati siamo popolazioni a bassissimo tasso di omertà”. È una frase che ripete spesso Adham Darawsha, presidente della Consulta delle culture, organo che rappresenta le numerose comunità di migranti della città.
Il segnale di un muro di omertà che è crollato è giunto ieri, con il blitz della squadra mobile a Ballarò, che ha portato all’arresto di dieci persone, ritenute appartenenti a un gruppo criminale che minacciava ed estorceva denaro ai commercianti stranieri della zona. Un’operazione che è stata possibile anche grazie alla collaborazione di quegli extracomunitari che hanno trovato il coraggio di denunciare.
“È uno dei risultati positivi dello scambio e dell’incrocio fra culture diverse. Comunità etniche che vengono da lontano e che non conoscono le leggi della mafia e dell’omertà. Estranee insomma a certe logiche del malaffare”, spiega Darawsha. Ma c’è di più, secondo il presidente della Consulta delle culture.
Quello che sta accadendo a Ballarò è “un segnale concreto di un’integrazione culturale e sociale che la comunità migrante ha raggiunto con la parte sana del quartiere. Gli immigrati hanno contribuito, ma non sono i soli. Un quartiere, Ballarò, che sta cercando di rialzarsi e in cui la parte buona, quella dei cittadini onesti, italiani e non, ha deciso di fare sentire la proprio voce. Una forma di riscatto del quartiere”.
Il primo passo, visibile, è stata la reazione della città di fronte al ferimento del giovane gambiano Yousupha Susso. “In quell’occasione i cittadini, italiani e non, sono scesi in strada per dire no alla violenza e alla logica della sopraffazione”. “Non dobbiamo pensare che denunciare sia un atto eccezionale – conclude Darawsha -. È normale che chi subisce un torto denunci. Anormale è esattamente l’opposto: l’omertà. È di questa che dobbiamo stupirci, non della legalità”.
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