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Mafia a Palermo: 27 casi di estorsione, commerciante prima nega poi racconta le richieste di pizzo

Colla nei lucchetti e teste di capretto, ma anche minacce molto più subdole (“Quando si va a casa degli ospiti si bussa” o “fai un pensierino che ti viene dal cuore”) pur di piegare imprenditori e commercianti alla legge del pizzo.

Sono ben 27 gli episodi estorsivi documentati dai carabinieri nell’operazione “Cupola 2.0” che ieri ha portato a 46 fermi. Ai boss non sfugge nulla dalla panineria ai lavori per realizzare l’Acquapark di Misilmeri, dall’officina ai lavori di ristrutturazione, persino la bancarella per la vendita di oggetti natalizi.

Tra le storie emerge – come si può leggere in un articolo pubblicato sul Giornale di Sicilia oggi in edicola – quella del bar “Al Capriccio”, a due passi dal Teatro Massimo: il titolare ha prima negato le richieste di pizzo, anche di fronte alle foto che ritraevano il presunto esattore, Giovanni Salerno, nel suo locale. Ma poi si è aperto: “Nonostante il mio timore a dirvi tutto per paura di ritorsioni nei confronti della mia famiglia – mette a verbale – non posso fare altro che raccontarvi la verità”.

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