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Cervello di Palermo, il direttore dell'unità operativa di pediatria: "Il polo andrebbe potenziato"

Nicola Cassata, direttore unità operativa pediatrica ospedale Cervello Palermo

Curare i piccoli pazienti con professionalità, attraverso un atteggiamento amichevole e familiare. È questo il segreto del reparto di pediatria dell'ospedale Cervello di Palermo che da pochi anni è divenuto uno dei due punti di assistenza dedicato ai bambini. La città di Palermo da quando l'assessorato regionale alla Salute ha deciso di accorpare alcuni presidi ospedalieri può contare, infatti, soltanto sull'Ospedale dei Bambini (nosocomio pediatrico) e sul Cervello-Villa Sofia che ha una unità operativa di pediatria e pronto soccorso pediatrico.

La pediatria del Cervello nasce dalla confluenza di varie unità operative ma, come spiega il direttore dell'unità operativa pediatrica, dott. Nicola Cassata, "soffre della mancanza di alcune specialistiche pediatriche, come ad esempio la cardiologia, le malattie infettive, la nefrologia, la chirurgia, la terapia intensiva pediatrica. Fare pediatria qui è dunque complesso perchè dobbiamo fare una pediatria generalista che da un lato, risponda prontamente alle esigenze dei piccoli pazienti e che dall'altro, sia da filtro per l'Ospedale dei bambini".

Negli ultimi cinque anni gli accessi al pronto soccorso pediatrico del Cervello sono aumentati non solo per la risposta offerta ma anche per la posizione strategica in grado di servire una zona diversa della città, rispetto all'Ospedale dei bambini, e accogliere i piccoli pazienti che giungono anche dalla Sicilia orientale.

Numeri positivi che però non bastano al direttore Cassata: "Il polo pediatrico andrebbe potenziato con una o due unità operative: la chirurgia di primo livello e posti letto di terapia intensiva pediatrica. Attualmente, così come ho sempre voluto, abbiamo posti di semi intensiva in grado di gestire la patologia dei bambini fino a 1 anno di vita, che in genere sono i più problematici. Riusciamo a gestire questi piccoli pazienti in un contesto di semi intensiva, grazie ad un background di alcuni medici di questo reparto e mio che veniamo da decenni di lavoro in terapia intensiva. Ciò facilita l'approccio al bambino più critico. Ma, ripeto, la semi intensiva va potenziata e strutturata in maniera diversa".

I posti letto, attualmente, sono venti e nei periodi epidemici l'ospedale riesce ad accogliere 24-25 bambini. "Ci vuole una maggiore disponibilità di spazio - ammette Cassata -, una delle criticità dell'unità perdiatrica è rappresentata dalle stanze che sono con 4 posti letto. I reparti più moderni hanno stanze da 2 posti letto ed è una delle migliori condizioni per poter differenziare le patologie. Oggi, rischiamo di avere un lattante di 2 mesi e ragazzo di 15 anni con patologie diverse nella stessa camera".

"Avere stanze da due posti letto è quello che richiedo da tempo. Più che posti letto servono posti letto che possano essere utilizzati meglio".

"Abbiamo richiesto di effettuare interventi strutturali affinchè gli spazi diano la possibilità di lavorare meglio e di offrire una migliore degenza. Sono tutte cose che sappiamo, ma riuscire ad ottenerle è un'impresa. Noi le soluzioni le abbiamo e non si parla di costi importanti però non c'è questa attenzione. Purtroppo - ammette amareggiato -, si vive sempre nell'emergenza, a risolvere problemi del momento: ad esempio, l'ascensore che si rompe, l'impianto di gas medicali".

"Si è portati sempre ad affrontare l'emergenza, se io chiedo di modificare una stanza di degenza non la ritengono un'urgenza per cui - afferma - va nel dimenticatoio oppure devono avere dei finanziamenti ad hoc, utilizzabili solo ed esclusivamente per la ristrutturazione".

"Una delle chiavi che comunque non deve mai mancare nella nostra unità, conclude il dott. Cassata - è considerare il reparto come casa propria".

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